di Luigi Scorrano
Ci ricorda Franco Melissano che l’essenza del fiabesco è una cascata di candore dell’animo talmente trasparente da produrre musica in forma di parole zampillanti da una sorgente sotterranea. Questa è l’impressione che ne portiamo immediatamente quando leggiamo una fiaba. Potremmo deliziare la nostra immaginazione tenendo conto che l’immaginazione ci consente, e lo vedremo alla conclusione, di essere partecipi della storia che abbiamo letto e che spetta a noi di concludere. Vedremo, e leggeremo e studieremo Propp e la sua Morfologia della fiaba, scopriremo i fratelli Grimm,né trascureremo un classico come il virgiliano Il ramo d’oro di Frazer e le fiabe di Italo Calvino e l’impareggiabile Lo Cunto de li cunti del gran Basile, e chiameremo a raccolta nelle loro pittoresche divise l’Orco, Cenerentola, la Bella e la Bestia o Pollicino e tanti altri: il mondo magico dell’infanzia. Ci capita, certo, di non trovarci proprio a nostro agio in quel mondo fantastico, per il fatto di immaginarlo tutto buono e ci accorgiamo, invece, che esso è esattamente come il nostro. Questo ci dice Franco Melissano nel suo delizioso libro di fiabe che respirano l’atemporalità in cui si collocano i fatti e si valgono di un linguaggio nel quale si può riversare una lingua antica e nuova, quella che ci vuole per fare credibile il meraviglioso che potrebbe lasciare dubbiosi su quello che un narratore trasmette costruendo la magia del suono. Tutto si svolge dentro una luce ferma, dentro un’atmosfera sospesa. Facciamo qualche esempio. Gli abitanti dei due paesi divisi da un ponte invalicabile finiranno per superare quel che li divide e vivranno d’amore e d’accordo quando si saranno reciprocamente riconosciuti: questo ha prodotto il confronto, questo ha prodotto il risultato di una benefica reciproca conoscenza; protagonisti in cerca di tesori (tema canonico) cercano un tesoro sul quale il diavolo ci mette la coda; una tenera storia d’amore s’intreccia tra un nibbio e una gattina… Insomma, un percorso fiabesco che attinge al repertorio noto della fiaba ma rinfrescando temi e motivi delle singole narrazioni. Però… ci sarà sempre un però, distintivo del quale non si può non tenere conto: ed è quello della felicità di un narrare come davanti ad un gruppo di bambini che immaginiamo con gli occhi sgranati sul narratore e l’attenzione tesa sulla vicenda che egli racconta ….