di Guglielmo Forges Davanzati
E’ convinzione diffusa che il Sud possa crescere assecondando le presunte vocazioni naturali del territorio, turismo in primo luogo.
E’ forse un dato poco noto quello rilasciato da Banca d’Italia, per il quale i flussi turistici in Italia hanno come prevalente destinazione il centro-nord e soprattutto le città d’arte. Anche su questo aspetto il Mezzogiorno risulta un’area con minore potenziale di crescita (quantomeno se lo si attribuisce al turismo) e con minore capacità di attrazione. I flussi turistici in entrata in Italia sono in continuo aumento – con una crescita media dal 2010 ad oggi pari al 4,6% per gli arrivi e al 3,4% per le presenze – e il Veneto è la Regione maggiormente visitata e con numero maggiore di pernottamenti.
Il dato che maggiormente rileva è il fatto che, nel Mezzogiorno, sono maggiormente concentrati gli afflussi turistici di famiglie con reddito medio-basso, soprattutto a ragione dei prezzi più bassi che vengono praticati dalle strutture ricettive. A ciò si associano dinamiche di esclusione, per le quali le famiglie con redditi più alti tendono a evitare luoghi nei quali si aggregano famiglie con redditi più bassi: i consumi turistici sono tipicamente consumi ostentativi e l’ostentazione può esercitarsi solo in ambienti nei quali i redditi sono relativamente elevati.
In più, i flussi turistici dal Sud al Nord del Paese riguardano famiglie meridionali con redditi medio-alti e la combinazione di questi fenomeni dà luogo a un meccanismo di scambio ineguale, per il quale il mercato, in assenza di interventi correttivi e anche per il segmento turistico, genera spontaneamente incrementi di divergenze regionali.