di Antonio Errico
Sono quelli che scagliano lo sguardo oltre il punto in cui quello degli altri riesce a malapena ad arrivare. Quelli che immaginano fenomeni e storie che gli altri non sanno immaginare. Sono quelli che portano il pensiero a luoghi lontani, sconosciuti, mai visti, mai congetturati.
Qualcuno li chiama sognatori. Qualcuno li chiama visionari. Ma la storia è attraversata da sognatori e visionari. Il progresso si realizza anche per mezzo del loro vedere oltre, del loro sognare, del loro osare un pensiero diverso, dal loro scartare dalla comune grammatica che regola le cose, dallo scardinamento che fanno delle logiche ordinarie. Le grandi scoperte di scienza sono l’esito di questa divergenza.
La scienza ha bisogno di sognatori e visionari. Ne hanno bisogno le civiltà, perché le civiltà si sviluppano sui sogni, anche se spesso non se ne fa caso, anche se spesso quei sogni vengono contrastati.
Nel tempo che attraversiamo, a volte si ha l’impressione che solo la scienza sia ancora in grado di sognare, che soltanto ad essa sia fatta questa straordinaria concessione. Probabilmente un uomo di scienza fantastica universi di cui gli altri non hanno fantasia, la scoperta di cellule, materie, pulviscoli, elementi, equilibri di pianeti, la percezione di un suono, un sibilo, una vibrazione che possa far sospettare il principio del mondo. Probabilmente ha il sogno, più o meno segreto, di riuscire, un giorno, a dimostrare l’esistenza di Dio oppure la sua inesistenza, in che modo funziona la sua mente oppure che non esista un’altra mente oltre a quella dell’umano. Probabilmente sogna di riuscire a pensare qualcosa di quello che fino a questo momento abbiamo sempre considerato impensabile, di riuscire a tracciare un perimetro all’infinito. Certamente sogna di dare agio all’esistenza delle creature, come ha sempre fatto, come continua a fare.