di Ferdinando Boero
Darwin compie 210 anni il 12 febbraio. Perché celebrarlo? Semplice: non esistono altri pensatori che stiano ancora influenzando in modo così pervasivo la nostra visione del mondo e di noi stessi. In Italia il giorno di Darwin (il Darwin Day) diventò una data da celebrare in reazione a una decisione di un ministro della Pubblica Istruzione che decise, nel 2004, di eliminare la teoria dell’evoluzione dai programmi della scuola dell’obbligo. La decisione fu presa a seguito di dichiarazioni di un noto scienziato che disse che la teoria dell’evoluzione non è scienza perché non esiste una formula che la descriva e non esistono esperimenti probanti che la dimostrino. A fronte di queste decisioni la comunità scientifica si mobilitò per ridare dignità a Darwin e all’evoluzione, celebrando il Darwin Day.
Il ministro fece macchina indietro ma la teoria dell’evoluzione è ancora fonte di dibattito, come se esistessero altre visioni scientifiche di come la vita si sia sviluppata a partire dalle sue origini. E così, ogni anno, per un giorno, si parla di evoluzione. É necessario, perché la reazione dell’ignoranza contro la conoscenza si fa sempre più forte. Esistono molti che non credono alla rotondità della terra, i terrapiattisti. Ci sono quelli che non credono ai progressi della medicina. Come se “credere” a qualcosa equivalga a “sapere” qualcosa. Esistono certezze scientifiche che non possono essere contestate. L’acqua è fatta di idrogeno e ossigeno, l’opinione che sia fatta di azoto e fosforo non può essere equiparata alla verità scientifica. La vita è originata su questo pianeta con processi ancora non chiari ma, una volta originatasi, si è evoluta nel tempo portando, da esseri semplici, a esseri sempre più complessi, incluso l’uomo. Lo scopritore dell’evoluzione è Jean Baptiste Lamarck, che la chiamò trasformismo, ma Darwin chiarì i meccanismi con cui l’evoluzione agisce: la selezione naturale e la selezione sessuale. Gregor Mendel, con la genetica, diede la possibilità di investigare i meccanismi con cui gli organismi si modificano da una generazione all’altra, sottoponendosi alla selezione darwiniana. Darwin fondò lo studio degli atolli corallini, la biologia del suolo, le simbiosi, l’origine delle specie e dell’uomo, l’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali, fondando in un colpo solo la psicologia e l’etologia. Nessun altro scienziato ha cambiato così radicalmente la nostra visione del mondo e di noi stessi. Nulla ha senso, in biologia, se non alla luce della teoria dell’evoluzione. La teoria non è un’ipotesi, è la costruzione di un corpo di conoscenze che si rinforzano reciprocamente e che forniscono la base su cui fondare i futuri studi e il progresso delle nostre conoscenze.
Purtroppo, nella cultura italiana, il pensiero evoluzionista non riceve sufficiente risalto nei programmi ministeriali di ogni ordine e grado e nella considerazione di chi si proclama “intellettuale”. É quindi oltremodo necessario celebrare Darwin, anche per chiarire l’attualità del suo pensiero. Darwin, per esempio, formulò le leggi fondamentali della natura. Sono essenzialmente due. Una dice che tutte le specie tendono ad aumentare di numero, con i processi riproduttivi. La legge è esplicitata anche nell’esortazione biblica: crescete e moltiplicatevi. Darwin la rese esplicita e la affiancò ad un’altra legge, in un solo enunciato: tutte le specie tendono ad aumentare di numero (la prima legge) ma non tutte possono farlo perché non ci sono risorse sufficienti (la seconda legge). La prima legge potrebbe essere chiamata: la legge della crescita. Ad essa obbediscono gli economisti, che predicano solo la crescita, e anche i demografi, che si preoccupano se la popolazione diminuisce e ci esortano a fare più figli. La seconda legge potrebbe essere chiamata: la legge del limite: la crescita infinita non è possibile, in un sistema finito. La due leggi valgono per noi e per tutti gli altri organismi.
Non abbiamo ancora incorporato pienamente il pensiero darwiniano nella nostra cultura e Darwin ha ancora moltissimo da darci, a solo volerlo studiare. Il Darwin Day ce lo ricorda, ma non basta un giorno per celebrarlo: è solo l’inizio.
[“Nuovo Quotidiano di Puglia” di Lunedì 11 Febbraio 2019]