Etologia del fascismo

di Ferdinando Boero

Il fascismo non è stato inventato da Mussolini, ha radici nell’etologia umana. Il duce le ha assecondate, dando legittimazione politica all’abiezione. L’uomo è un animale sociale, ma non completamente. Tesse una rete di relazioni che inizia dalla famiglia e, dato che le risorse sono sempre limitate, ogni “cerchia” tiene lontane le altre: difende il proprio territorio e cerca di espanderlo con l’aggressività. Su questa propensione si fondano gli stati. L’uomo ha popolato le terre emerse, evolvendo adattamenti che hanno favorito l’insorgere di morfologie divergenti, prima di tutto nel colore della pelle. Tutti gli appartenenti ad una popolazione considerano inferiori le popolazioni di diverso colore e, se ne hanno la forza, le conquistano, prendendosi le loro risorse. La storia è fatta di questo.

Il fascismo ha sublimato la nostra naturale propensione a compiere efferatezze: le razze inferiori sono deboli, e i forti schiacciano i deboli. Si chiama bullismo, e fa parte della nostra etologia. I deboli possono diventare più forti, come hanno fatto gli Alleati che hanno annientato Germania, Giappone e Italia, malate di un complesso di superiorità che le indusse a ritenere di poter sottomettere il resto del mondo. 

Fascismo e nazismo identificarono un nemico da distruggere. Gli Ebrei vivevano assieme ai propri aggressori e non ingaggiarono una lotta in reazione alle persecuzioni. Se avessero reagito sarebbero stati sterminati con una guerra, come di solito avviene quando si sottomette un popolo, ovviamente inferiore. Invece no. Questo ha reso particolarmente odioso l’Olocausto, e ha dato un marchio di perenne infamia a chi lo ha perpetrato: i nazifascisti. 

Gli antichi romani perseguitarono i cristiani, cercando di sterminarli, e le liturgie del nazifascismo ricalcarono quelle dell’Impero Romano. 

Insomma, nulla di nuovo. Nella battaglia della Meloria la Repubblica di Genova annientò la flotta di Pisa, era il 1284. Diecimila pisani furono portati a Genova e rinchiusi in un campo, dove furono lasciati morire di fame. Campopisano ora è una piazza, ma fu un campo di sterminio. 

C’è pericolo di un ritorno del fascismo? No, perché non se n’è mai andato. Gli istinti belluini utilizzati dal fascismo (e da tutti i regimi di tutti i tempi) riprendono piede appena le risorse scarseggiano, come sta avvenendo ora. Arrivano persone “diverse” e noi ci sentiamo superiori. Ci sono gli ingredienti per innescare la nostra naturale aggressività. Non dobbiamo aver paura del fascismo, dobbiamo aver paura della nostra etologia. Il fascismo non ne è la causa, ne è un recente effetto. È la biologia che ci fa capire la storia. 

Non è facile cambiare la nostra etologia. Ci sta provando il Cristianesimo da millenni, con il concetto di fratellanza. Purtroppo non c’è una sola religione a predicare la fratellanza, ce ne sono diverse: si considerano fratelli quelli che credono nello stesso libro, gli altri sono cani infedeli. 

L’Europa ha vissuto decenni di pace e prosperità, ma al primo segno di crisi riaffiorano tendenze all’aggressività tra popoli: insorgono gli istinti belluini che ora chiamiamo fascismo. Conoscere i presupposti del proprio male è il primo passo per liberarsene. La modificazione di nostre caratteristiche naturali, quelle che ci espongono a rigurgiti di fascismo, potrebbe farci evolvere in qualcosa di meno truce. Sarebbe una rivoluzione culturale, un cambio di paradigma, il prevalere della cultura sulla natura primordiale. 

In questo periodo, però, gli istinti belluini pare tendano a prevalere, e sarebbe un errore combatterli con istinti ancor più belluini. Sarebbe la vittoria del piccolo fascista che si annida in ognuno di noi, sin da prima del fascismo. Proprio come Jessica Rabbit: non siamo cattivi, la natura ci ha disegnato così.

[“Il Secolo XIX” del 4 novembre 2018]

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