di Ferdinando Boero
L’Italia, con il premio Nobel Natta, ha contribuito in modo determinante all’avvento della plastica per sostituire vetro, metallo, stoffa, legno e molto altro. Sembrava la soluzione più razionale per costruire praticamente tutto. Ora non sappiamo più come liberarci di questa soluzione. Gli oceani sono pieni di plastica che si frammenta in microplastiche, minuscole particelle che sono anche nei cosmetici, e nei tessuti.
Avete mai sentito parlare del Rapporto Mazzucato? No? Male. E’ un rapporto realizzato, su mandato della Commissione Europea, dall’economista Mariana Mazzucato, e identifica importanti Missioni per le future politiche dell’Unione. Mi occupo di mare e vado a guardare cosa propone il Rapporto. La missione è: Un oceano libero dalla plastica. Non posso essere più d’accordo con lei. Brava. Poi guardo le altre missioni che riguardano l’oceano. Oh! Non ce ne sono altre. Cerco parole come biodiversità, ecosistema… non ci sono. C’è solo la plastica. Il che significa: risolto quello non ci sono altri problemi. In questi giorni leggiamo trionfali proclami su nuove leggi europee che mettono al bando l’uso della plastica in diversi settori.
I politici sono contentissimi di cose di questo tipo. Emanano qualche legge e mostrano di aver salvato il pianeta. Ora, se mi chiedete quali sono i problemi che affliggono gli oceani, la lista è lunga. Il primo è il riscaldamento globale. Mille chilometri di Grande Barriera Corallina Australiana sono morti a causa del troppo caldo. Il Mediterraneo si sta riempiendo di specie tropicali che fuggono da regioni dove oramai non possono più vivere. Le specie che, da noi, non amano il caldo stanno scomparendo. Si sciolgono i ghiacci polari e si alza il livello del mare, cambiano le correnti marine e il clima. E’ una catastrofe planetaria. Questo è il problema numero uno. Poi c’è la pesca industriale. Stiamo portando le specie commerciali all’estinzione, e stiamo distruggendo i loro habitat con tecniche di pesca distruttive, come lo strascico. La lista continua con l’inquinamento chimico e fisico, la urbanizzazione costiera che distrugge i sistemi naturali, l’acquacoltura di carnivori. Potrei continuare molto a lungo. La plastica rientra nella lista, ma non è al primo posto, e neppure al secondo.
Perché allora tutta questa enfasi? Perché è un problema che si risolve in fretta, se si vuole. E poi si stimola l’innovazione con la ricerca di nuovi materiali (che magari causeranno grandi problemi tra trent’anni) e si creano almeno tanti posti di lavoro quanti se ne dovrebbero perdere abbandonando la produzione di plastica: grande vantaggio mediatico, poca spesa.
Questa della plastica è una cosa seria trasformata in una pagliacciata propagandistica. E crea l’alibi per non fare altro. Insomma! Che pretendete ancora? Abbiamo assolto la missione di liberare l’oceano dalla plastica, che altro volete? Il titolo del Rapporto Mazzucato finisce con una parolina tanto cara agli economisti: crescita. Questi signori continuano a invocare la crescita e trovano sponda nei decisori che basano sui loro consigli le future politiche dell’Unione Europea.
Tra poco voteremo per scegliere chi ci rappresenterà in Europa. Sarebbe interessante sapere cosa pensano di tutto questo i futuri candidati. Se pensano che sia normale che arrivino gli economisti a stabilire quali siano le missioni (prima si chiamavano “obiettivi”, ma vuoi mettere “missioni”?) che riguardano l’ambiente. Missione compiuta!
Tra parentesi: faccio parte di panel che forniscono consigli all’Unione Europea, e anche al G7. Ho provato a spiegare queste cose e la risposta è stata: per noi quel rapporto è la Bibbia. Inutile insistere! Speriamo in un nuovo Parlamento Europeo, dove non siano questi economisti ad avere l’ultima parola quando si parla di ambiente.
[“Nuovo Quotidiano di Puglia” di Domenica 28 ottobre 2018]