di Antonio Prete
Tutti quei soli scagliati come semi
in un cielo che non era ancora cielo,
in un’aria che non aveva la luce dell’aria,
tutto quel fuoco e quel ghiaccio
che era nascita, cuore di pietra nella nascita,
quella materia di stelle e di abissi
chissà se conteneva il sogno
o almeno l’annuncio di questo vento
che muove le spighe
nel giallo morente della sera.
Che cosa lega quel vuoto che precede l’origine
al fiore screziato di sangue,
alla nuvola viola che corre all’orizzonte?
L’infinito pende sul mondo, diceva.
[Menhir, Donzelli 2007]