di Luigi Scorrano
In una sezione dedicata alla musica i curatori dei “Meridiani” mondadoriani hanno raccolto gli scritti sulla musica di Eugenio Montale. Una sezione , quella ricordata che pone all’attenzione del lettore un tema molto trascurato e forse ritenuto superfluo nel quadro di una normale educazione a … Manca in Italia l’educazione musicale? Sì. In Italia si fa musica? Certo! E allora …
Montale, in quelle pagine alla mano, ricorda che le sua educazione musicale è dovuta soprattutto alla “cattiva musica”, a quella, ad esempio, delle bande molte volte indotte anche dai loro direttori, a strafare, ad accontentare una platea tutto sommato avventurosa che non va troppo per il sottile nell’emettere giudizi di merito sulla qualità delle esecuzioni. Vogliamo, forse, parlandone qui, impancarci a intenditori di musica e farci elaboratori di giudizi su una delicata materia? Neanche per sogno. Vogliamo solo approfittarne per notare che sono visibili mancanze in merito all’educazione musicale o ad altre ‘educazioni’.
Si lamenta spesso la mancanza di una disciplina a livello di cultura generale, non specialistica. Un ragazzo che oggi suona e risuona le poche note di un piccolo flauto, possiamo attenderlo al varco finale dei suoi studi per vedere se strappare poche note a un flauto elementare sia stato l’inizio di una carriera (vocazione) o soltanto una scocciatura in più sui banchi di scuola? Propendiamo per la seconda ipotesi anche se la sola immagine mentale di un esercito di flautisti ci preoccuperebbe. C’è un calo di quelle conoscenze diffuse che un tempo si rubricavano sotto la voce “cultura generale”. Oggi una diversa cultura generale ha conquistato il campo e rivendica il diritto di esprimersi con i mezzi che le sono propri. Se a un concerto che accoglie come spettatori migliaia di giovani quei giovani concordemente fanno oscillare le braccia nell’aria, quel gesto lo cogliamo come appartenente alla cultura generale corrente. Lo condanneremo? Assolutamente no. Cercheremmo di capirlo e lo giustificheremmo. Spontaneo o indotto, quel gesto nasce dall’interno, per così dire, di una situazione. Diciamo che è pertinente a quella situazione. Ma se qualcuno, alla premiazione di un qualche premio di cinema (di solito), forse per distinguersi dalla plebe, dice red carpet invece di tappeto rosso, non glielo possiamo perdonare.