di Paolo Vincenti
Davvero suggestivo, questo viaggio nel mito di Europa, fra arte e letteratura, che ci propone Pompea Vergaro con questa piccola ma pregevole pubblicazione dal titolo Il ratto di Europa tra arte e letteratura, L’officina delle parole, Lecce 2017. Il lavoro trova ragione fondante nella richiesta fatta all’autrice da parte di Simona Ciullo, qui presente con un breve scritto, di illustrare il mito di Europa in un breve ciclo di incontri organizzato a Lecce qualche tempo fa dal Movimento Federalista Europeo, fondato nel 1943 da Altieri Spinelli. Ci si domanda che cosa è rimasto dello spirito di Spinelli ed Ernesto Rossi e dei principi contenuti nel Manifesto di Ventotene, oggi che l’Unione Europea sta vivendo forse la sua fase di più bassa popolarità. La risposta sarebbe facile, persino scontata: l’Unione Europea ci ha permesso di vivere in pace da ben 71 anni e ha unito popoli diversi, dando maggiore coesione identitaria proprio nelle differenze. Sarebbe scontata, questa risposta, se una simile evidenza non fosse smentita dalle torme di euroscettici che vanno predicando ogni giorno l’uscita dall’euro e dalla Ue. Sarebbe scontata, questa risposta, se la pace e la stabilità non fossero messe a repentaglio dal rischio dell’Isis e dagli attentati ad opera del terrorismo internazionale. Sarebbe scontata, questa risposta, se l’unione di popoli, tradizioni, lingue e culture, secondo il sogno degli europeisti, non fosse contraddetta e aspramente contestata da una crescente ondata xenofoba e nazionalista che si manifesta in tutti i Paesi e dai politici che questo malcontento cavalcano. A marzo, la Ue festeggerà i 60 anni dai Trattati di Roma; l’obbiettivo dei padri fondatori, nell’unione di 28 Stati che è oggi l’Europa, sarebbe stato raggiunto, se una burocrazia allucinante e una eccessiva centralità dei poteri forti, la cosiddetta Troika, non avessero impastoiato i governi dei Paesi più deboli e le loro economie in un deficit di rappresentatività e in un ritardo di crescita, o quanto meno in una crescita a velocità variabili.
Ma per non invadere ambiti che non sono di mia competenza e ritornare al valore letterario del libro, mi limiterò a dire che il saggio si presenta ben congegnato ed interessante per un pubblico ampio, dato il suo carattere fortemente divulgativo. Dai mosaici greci al Veronese, da Guido Reni a Gustave Moreau, da Matisse a Botero, possiamo ammirare come il Ratto di Europa è stato trattato dall’arte di tutti i tempi. E ancora, in letteratura, da Omero ad Esiodo, da Orazio ad Ovidio, possiamo anche dare al mito una lettura trasversale, cogliendo le differenze fra i vari scrittori, sapientemente evidenziate dall’autrice. In quella giovane e bella fanciulla rapita da Zeus nelle sembianze di un bianco toro, c’è la genesi del nostro Continente europeo, della cultura occidentale. Europa, nella sua unione col Grande Padre degli dei, avrebbe dato vita ad una grande civiltà, ad un popolo promotore e custode di valori fondamentali, come la libertà e la democrazia.