di Ferdinando Boero
Leggo delle vicissitudini del MUST, il Museo Storico della Città di Lecce, in cui non si trova quasi nulla che ripercorra la storia di Lecce e del Salento. Il contenitore, bellissimo, è quasi vuoto. Forse Lecce non tiene alla sua storia e non sente gran bisogno di contenitori culturali. I soldi sono stati spesi per le opere edilizie di restauro, gli appalti sono stati fatti. Ora che pretendiamo, che funzioni? Magari ci diranno che non ci sono i soldi. Costruiamo gli ospedali, e gli edifici universitari, e poi spesso restano vuoti. Le famose cattedrali nel deserto, le due superstrade tra Lecce e Maglie! I soldi per gli appalti ci sono sempre, per il funzionamento e la manutenzione… mancano! Non parliamo del personale. È un mistero che mi attanaglia e che si presenta in tutti gli ambiti. Intanto: come riempire quel museo? Forse bisognerebbe pensare che l’Università del Salento è il primo operatore culturale di questa città e, se si facesse attenzione, si potrebbe persino scoprire che esiste un Sistema Museale di Ateneo, con una serie di Musei Universitari che, assieme, costituiscono le tessere di un mosaico che, se ricomposte in un singolo luogo potrebbero ripercorrere la storia di Lecce. Basterebbe chiedere ai responsabili dei vari Musei di organizzare un percorso all’interno del MUST che permetta di mostrare una sintesi di quello che, analiticamente, è mostrato in ogni museo. I visitatori vanno a vedere il MUST e, se provano interesse per qualcosa in particolare, possono andare a vedere il Museo universitario di riferimento. Se manca qualche pezzo, possiamo pensare di riempire le falle con allestimenti museali appositi. Non costerebbe neppure cifre fantasmagoriche. I musei universitari coprono temi che potrebbero partire dalla fauna e la flora che vivevano in questo territorio prima di noi: chi lo sa che la pietra leccese è fatta di scheletri di protozoi? Chi lo sa che la cosiddetta “lebbra” della pietra leccese è dovuta alla presenza di tubi fossili di antichi crostacei? Nessuno. Dire da dove viene la pietra che fa la città e mostrare gli animali che si trovano al suo interno, a testimoniare chi ci ha preceduto, non è andare all’inizio della nostra storia? E non è “storia” conoscere la vita dei nostri mari e la cultura dei nostri pescatori? E poi ci sono le piante del Salento e i nostri rapporti con loro, e le antiche civiltà, e molto altro. Tutto questo è già in mostra nei Musei universitari. A pezzi. Rimetterli assieme in modo organico, lo voglio ripetere, non sarebbe così difficile.
Ma Lecce sembra dimenticare la sua storia. Ieri, durante una conferenza, ho ironizzato sul fatto che i primi cartelli stradali dei parcheggi delle bici di scambio riportassero via S. Trinchese come via San Trinchese, con la beatificazione dello zoologo salentino Salvatore Trinchese. La via principale di Lecce è dedicata a un personaggio di cui abbiamo perso memoria. Dopo che scrissi un articolo su questo, sul “Quotidiano”, quei cartelli furono corretti. Sono stati rinnovati, e nel cartello in via S. Trinchese troneggia nuovamente Via San Trinchese. Scritto bello grosso.
Nel MUST starebbe bene una sezione sui grandi scienziati salentini, e su tutti gli altri grandi uomini e donne che hanno dato lustro al territorio. Magari una sezione sulla taranta e la sua tradizione. In modo anche da mostrare cosa questo territorio ha dato alla cultura nazionale e globale. Noi siamo la nostra storia, e non ce la dobbiamo dimenticare.
Ora pare che la cosa più importante sia trovare un direttore del MUST, sarà interno o sarà esterno? Perché non si chiede all’Università? Che ci stiamo a fare noi? La terza missione dell’Università consiste nei rapporti con il territorio e noi dobbiamo metterci a disposizione di chi chiede il nostro contributo. E dobbiamo mettere a disposizione le nostre strutture, per renderle sempre più vive e vivaci, in modo che i cittadini le vedano e pensino che i loro soldi sono spesi bene.
Ho già scritto queste cose sul “Quotidiano”. Sia per il MUST sia per San Trinchese, e nulla si è mosso. Neppure per dirmi che queste cose sono irrealizzabili, che la mia proposta è una panzana. Se si fosse fatto qualcosa di molto più valido non avrei nulla da dire. Ma non mi risulta che le cose stiano così. Ci vuole un confronto di idee, di progetti. E non può arrivare l’amico di qualcuno e proporre esattamente solo quel che è di sua pertinenza e pensare che la sua parte rappresenti il tutto. Ci sono molte facce nella cultura, compresa la storia, e nessuno è esperto di tutte. Ci vuole un approccio “universale” e questo non può che avvenire attraverso un “sistema” di esperti (e anche di musei). Ed eccoci di nuovo al Sistema Museale di Ateneo! Di cui probabilmente gran parte dell’Amministrazione Comunale ignora l’esistenza. Dopo quel primo articolo mi aspettavo come minimo una convocazione, ma no. Ignorato completamente.
Tranquilli… non sto chiedendo cariche. Ho già abbastanza da fare. Potrei dare un contributo (gratuito, a patto che tutti lavorino gratuitamente e che non sia io l’unico fesso a farlo… mi è già successo), ma è ovvio che sia necessario personale che si dedichi a tempo pieno alla gestione del MUST.
Intanto, per favore, correggete San Trinchese. Magari mettendo sotto al nome una minuscola descrizione che ci dica a chi abbiamo dedicato le strade: Via Salvatore Trinchese, Zoologo.
Se la sensibilità per la cultura non va oltre l’appalto per opere edilizie, poi lasciate andare in malora, non lamentiamoci se la città prende zero voti quando si presenta come capitale europea della Cultura.
[“Nuovo Quotidiano di Puglia” di sabato 26 maggio 2018]