Di mestiere faccio il linguista 19. Spazzatura e trash

di Rosario Coluccia

I vocabolari sono importanti, fotografano la lingua, spiegano come nasce e come cambia nel tempo. Ecco la definizione di una parola che tutti conosciamo, documentata fin dal Trecento: spazzatura. «A. s.f.: 1. Attività dello spazzare. 2. Ciò che si spazza, immondizia, rifiuti: cassetta della spazzatura, buttare qualcosa nella spazzatura. 3. In senso figurato, ciò che è da rifiutare perché volgare, scadente, di pessimo gusto: questo film è solo spazzatura. Trattare qualcuno o qualcosa come spazzatura con disprezzo. B. in funzione di aggettivo invariabile (posposto a un sostantivo) volgare, di nessun pregio: cinema spazzatura, tv spazzatura. Sin. Trash».

Riassumendo. Il vocabolo ha due funzioni fondamentali, potremmo dire spazzaturaA e spazzaturaB. La prima, il sostantivo, è antica e tradizionale. L’altra, più recente, quella aggettivale, vale a qualificare cose volgari e senza pregio. Quest’ uso entra nella lingua una quarantina di anni fa, negli anni ottanta del secolo scorso. Lo documenta un’opera straordinaria, il Grande Dizionario della Lingua Italiana (GDLI), fondato da Salvatore Battaglia e poi diretto da Giorgio Barberi Squarotti, entrambi scomparsi. In ventuno volumi di grande formato sono registrate, con ampie citazioni, le parole che ricorrono nei documenti scritti, dai più antichi fino ai nostri giorni. In letteratura e in testi di vario tipo: giornali, trattati artistici, scritti scientifici, la Costituzione della Repubblica Italiana, i Quattro Codici, il Codice della Strada, lo Statuto Albertino, i Contratti collettivi nazionali di lavoro, ecc. Diretto dai due studiosi che abbiamo ricordato con il contributo di molti redattori, è un vero monumento alla nostra lingua, iniziato e completato in un quarantennio, dal 1961 al 2002, che è un tempo breve per un’opera di questa portata. Tempi ragionevoli e impegno collettivo caratterizzano le imprese magnifiche dell’ingegno umano, i grandi vocabolari come le cattedrali, gli anfiteatri, i ponti, gli acquedotti e le autostrade. Al contrario, quando mancano le qualità, tutto è lentissimo o non si realizza mai, come tante opere pubbliche mal fatte o incompiute che vediamo in giro, testimonianza di ruberie e di spreco da parte di alcuni del denaro di tutti.

Il GDLI riporta le prime attestazioni dell’uso aggettivale che ci interessa, il momento in cui la nuova funzione comincia a svilupparsi nell’italiano. Ecco un articolo di Irene Bignardi nell’«Espresso» del 20 giugno 1982: «Che Brian De Palma si sia lasciato impressionare dal fatto che il suo Vestito per uccidere è diventato il prototipo del film-spazzatura?»; e una frase del Rapporto CENSIS 1992: «Per fare leadership non si può semplicemente fuggire sulla linea di minima resistenza sia esso il perbenismo territoriale, l’economia di nicchia o Tv spazzatura». Le due espressioni (film-spazzatura e Tv spazzatura, una volta con il trattino di collegamento tra i due termini, una volta senza) fanno riferimento a prodotti della comunicazione (cinema e televisione) volgari e di nessun pregio. All’assenza di qualità alludono altre espressioni come libro spazzatura, riviste spazzatura. Danneggia la salute il cibo spazzatura, malsano e di elevata densità calorica. Ciononostante merendine, hot dog, patatine fritte, pizze surgelate, bibite gasate ed eccessivamente zuccherate piacciono tanto a molti bambini e anche a molti adulti. Fanno bene quei governi europei che tassano in modo superiore alla media questi prodotti.

Il nuovo sviluppo di spazzatura nasce per influenza di un modello esterno. Nell’ultimo quindicennio del Novecento entra nell’italiano la parola inglese trash, con il valore che poi si trasferisce al nostro spazzaturaB. Ecco le definizioni dell’anglicismo: «A. agg. inv. di gusto deteriore, volgare: letteratura, cinema, personaggio trash B. s.m. inv. orientamento del gusto che predilige ed enfatizza ciò che è brutto, grottesco e volgare: il trash contemporaneo, la sottocultura del trash. Est.: produzione artistica, letteraria, televisiva e sim. Che riflette tale orientamento: il trash delle riviste scandalistiche. Cfr. spazzatura».

Spazzatura e trash convivono nella nostra lingua, sono sostanzialmente intercambiabili. Dalla parola inglese si è generato trashista, sost. e agg. riferito a chi si compiace di espressioni culturali caratterizzate da gusto deteriore. Sì, avete letto bene, «si compiace». Tra le prime manifestazioni di questa tendenza piuttosto singolare si colloca il libro Estasi del pecoreccio. Perché non possiamo non dirci brianzoli, del trashista milanese Tommaso Labranca pubblicato nel 1995. Libro tutto rivolto ad indagare la thrashizzazione della cultura e della società contemporanee.

Non è un caso unico. Il sito www.tuttotek.it presenta «una nuova rubrica mensile che soddisferà la vostra brama di trash e che allo stesso tempo vi farà passeggiare per il viale dei ricordi delle peggiori serie che tutti abbiamo visto, almeno una volta. […] Ogni mese prenderemo in esame due serie, una più famosa e una un po’ meno, meritevoli di far parte di questa rubrica. Oltre a darvi qualche indicazione sulla trama, vi mostreremo le migliori perle trash della serie in questione, consegneremo la corona del trash al miglior personaggio e assegneremo un voto trash finale». La nota finale avverte: «Niente di tutto ciò va preso sul serio ovviamente, perché esattamente come i contenuti di cui tratteremo, questa rubrica nasce per intrattenervi e magari farvi sorridere». Il contesto precisa la valenza giocosa e non negativa, insaporita dall’ironia, che la parola trash viene assumendo nella nostra lingua. Siamo di fronte a una modifica sostanziale della semantica originaria.

Al cambio di mentalità contribuiscono molti episodi. Prodotti di basso livello vengono all’improvviso rivestiti di un’aura di sacralità, elevati a vittime della cultura classista che li ha ghettizzati e discriminati per anni attribuendo ad essi volgarità e cattivo gusto, ignorandone l’intrinseca genialità. La tendenza alla rivalutazione del cinema trash ha un promotore di tutto rispetto. Quentin Tarantino apprezza moltissimo la cosiddetta Commedia italiana degli anni ottanta e novanta del Novecento. Un cinema fatto di anti-eroi, di momenti demenziali e di gag che puntano a esasperare gli aspetti grotteschi dei personaggi, oggi nobilitato, carico di valenze e di motivazioni positive (così dicono). Una storia del cinema spazzatura indica autori, film e generi cinematografici più vicini al culto e all’estetica del trash. Gli autori discutono degli argomenti preferiti e registrano con entusiasmo l’aumento numerico degli estimatori.

Così, poco alla volta, spazzatura e trash cambiano significato nella lingua e nella società. Vedremo nel prossimo futuro se questa è una tendenza irreversibile dei tempi e se la parola spazzatura arriverà a modificare, proprio sotto i nostri occhi, il valore negativo che per secoli ha avuto nella lingua italiana. Vivremo tutti immersi con compiacimento nei mille prodotti spazzatura dei nostri giorni?

***

Chiudo con un ricordo. Il 15 maggio è morto Angelo Semeraro, che fu ordinario di Pedagogia nella nostra università (il nostro giornale ne ha scritto il giorno dopo). Sono stato molto amico di Angelo, negli anni in cui credevamo di cambiare il mondo cominciando dall’università. Abbiamo anche litigato qualche volta, quando io pensavo che sbagliava ed era testardo e lui pensava lo stesso di me. Chissà, forse non gli sarebbe dispiaciuto di essere ricordato con tre aggettivi: intelligente, appassionato e laico.

[“Nuovo Quotidiano di Puglia”, domenica 20 maggio 2018]

 

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