Tendo al riposo

di Gianluca Virgilio

La felicità? Consisterebbe nel riposo. Ma appunto questo è incompatibile con la volontà.

Thomas Mann, Schopenhauer, in Nobiltà dello spirito, Mondadori, Milano 1997, pp. 1250-51.

Da tutti gli uomini della Terra che ricercano la verità e la trovano in Dio o in un sistema filosofico e s’appagano dell’uno o dell’altro;  da tutti quelli che accumulano ricchezze su ricchezze e ne fanno una montagna sulla quale vorrebbero posare contenti; da coloro che ambiscono alle migliori carriere e non dormono la notte pensando al gran da fare del giorno dopo, che assicurerà loro successo e onori e poltrone, piccoli troni sui quali finalmente sedere; da tutti costoro per nulla differisco quanto al fine ultimo da conseguire – e come potrebbe essere diversamente? – : anch’io tendo al riposo.

Tendo al riposo nel precipitoso divenire del mondo, mentre assisto con sempre rinnovato stupore alla metamorfosi di pensieri e visioni, agli innumerevoli cambiamenti che avvengono ogni giorno in noi e intorno a noi. Se mi fossi addormentato quando avevo dieci anni e mi fossi svegliato a cinquantaquattro, non riconoscerei i luoghi della mia infanzia. Tutto nel frattempo è cambiato ed io non sono più io.

Tendo al riposo non per pigrizia o neghittosità o accidia, ma per l’ingenua illusione che alla mia stasi corrisponda quella di tutte le cose, la fine del loro divenire: fermare il tempo irreversibile, fare dello spazio il luogo delle cose intangibili, non più deturparle con azioni sconsiderate, lasciare che esse durino e si decompongano secondo il ritmo della loro natura. Nella quiete il battito del cuore rallenta e con gli occhi chiusi posso immaginare di passare attraverso i muri delle case come un fantasma.

Tendo al riposo come all’impossibile e all’irraggiungibile, come tendono al riposo tutti gli uomini, sia quelli discreti, che conservano le cose e si sforzano di lasciarle come le hanno trovate, sia quelli indiscreti, che le restaurano, fingendo che il tempo possa tornare indietro, oppure consumano abbattono e costruiscono e così credono di infischiarsene del tempo che passa: gli uni e gli altri, come me, tendono al riposo e all’apparenza sono sempre molto soddisfatti quando, almeno per un po’, hanno smesso di lavorare.

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