di Steven Soper

(continuazione)
Aprile – luglio, 1859
Dopo essere stati celebrati in Irlanda e in Inghilterra nel marzo e nell’aprile del 1859, molti dei sessantasei prigionieri fuggiti per mare tornarono in Italia. Un discreto numero si stabilì a Torino, tra cui Castromediano, Poerio e Braico, ma altri raggiunsero Genova, Firenze e Milano, o si aggregarono all’esercito piemontese, al tempo in battaglia contro l’Austria. Un gruppo di undici lettere inviate a Castromediano tra la tarda primavera e l’inizio dell’estate del ’59 attesta l’impegno di un piccolo gruppo di amici nel mantenersi in contatto tra loro e riallacciare i rapporti con alcuni dei prigionieri rimasti nel meridione nel gennaio di quell’anno, come Nisco e Lopresti. La funzione che queste lettere svolge è chiaramente quella di stabilire una rete di contatti. Si indica in questi documenti con chi – a parte Castromediano – il mittente sia rimasto in contatto, si chiedono notizie di vari amici e si trasmettono saluti e lettere da recapitare a terzi. Tuttavia, anche questo circolo più ampio porta il numero degli ex prigionieri presenti nella corrispondenza di Castromediano tra l’aprile e il luglio del ’59 soltanto ad undici individui, nove dei quali incontrati nelle carceri di Montefusco e Montesarchio. Nel complesso, queste lettere sono piuttosto affettuose, ma non sempre del tutto spensierate. Questioni pratiche come la spedizione di effetti personali, la ricerca di nuovi alloggi e l’organizzazione di riunioni a casa con i propri cari si alternano a riferimenti a cene dell’alta società e tresche amorose. C’è persino spazio per rancori e amicizie interrotte, con alcuni ex compagni di cella che si accapigliano per come Poerio aveva gestito i fondi raccolti per loro da simpatizzanti britannici[1].