L’organizzazione mondiale della Sanità va riformata?

di Rocco Orlando

     Nel 1851, dopo l’epidemia di colera che aveva imperversato negli anni 1830-1847, si ebbe il primo incontro per discutere su come fronteggiare le emergenze di sanità pubblica a livello internazionale. Si trattava della Conferenza di Sanità Internazionale di Parigi. Il 7 aprile 1948 nacque l’OMS, quale organo delle Nazioni Unite con competenze e responsabilità di sanità pubblica assorbendo i compiti degli enti fino ad allora competenti in materia. Da allora ogni anno il 7 aprile ricorre la “Giornata Mondiale della Salute”.  

     Il primo incontro dell’organizzazione si ebbe nell’estate dello stesso anno con delegazioni di 53 (su 55) di Stati Membri. In quell’occasione furono stabiliti temi e priorità dell’organizzazione, cioè fermare la diffusione della malaria, della tubercolosi, delle malattie a trasmissione sessuale; ridurre la mortalità e preservare la salute materna e infantile;  promuovere l’importanza di misure igieniche adeguate e di una sana alimentazione. Quindi. si proponeva non solo di contrastare le emergenze in atto, ma anche di fare il possibile per prevenirle.

     Tre anni dopo gli Stati Membri adottarono l’Internation Sanitary Regulations. Nel 1969 questo regolamento venne sostituito dall’International Health Regulations che, a parte piccole modifiche fatte nel 1973 e nel 1981, è rimasto praticamente invariato fino alla grossa revisione del 23 maggio 2005, che nacque dalla convinzione che “nessun paese può difendersi da solo dalle malattie e dalle altre minacce alla Salute Pubblica. Tutti i Paesi sono esposti alla diffusione di organismi patogeni e al loro impatto economico, sociale e politico. Quindi occorrono misure protettive collettive e di condivisione delle responsabilità nell’applicare queste misure”.

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