Come contrastare l’impoverimento delle aree interne

di Guglielmo Forges Davanzati

L’Italia è il Paese europeo più dualistico per estensione e persistenza, e quello con la maggiore presenza di aree interne. Le aree interne ospitano oltre il 20% della popolazione italiana e ne fanno parte quasi il 50% dei comuni italiani (Palomba, 2019). L’Italia si è dotata di una Strategia nazionale per le aree interne (SNAI) solo in tempi recenti, quando si è reso palese il loro spopolamento, per il combinato delle emigrazioni e della denatalità. La gran parte della popolazione dei Paesi OCSE risiede nelle città (circa il 55%), così come quella europea (circa il 59%). Viene rilevato, nel caso italiano, che la gran parte del valore aggiunto nazionale è prodotto nelle città metropolitane, con percentuali in crescita dai primi anni Duemila (Simone, 2024).

L’intervento a favore delle aree interne ha fondamentalmente due motivazioni: in quei luoghi risiedono prevalentemente anziani, che hanno difficoltà a spostarsi, e che ovviamente dovrebbero godere degli stessi diritti di cittadinanza di chi risiede in città. In secondo luogo, le aree interne italiane sono aree nelle quali si conserva la storia locale, la tradizione gastronomica e si custodisce un rilevante patrimonio paesaggistico, naturale e culturale. In altri termini, le aree interne vanno difese per la riproduzione dell’identità collettiva, contrastando l’omologazione culturale associata alla globalizzazione. Gli esempi più evidenti di omologazione riguardano i fenomeni di “gentrificazione” dei centri storici delle città oggetto di “overtourism”.  

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