di Paolo Vincenti
La memoria del passato, la difesa delle sue testimonianze, la sensibilizzazione e la rivalutazione delle bellezze artistiche, architettoniche, monumentali, il rispetto dei luoghi, il senso della sacralità delle antiche vestigia, il dovere morale di preservarle dall’incuria, dal degrado o da scelte poco opinate che possano danneggiarle. Tutto questo si propone di fare chi ama la propria città, il posto che abita, chi è sensibile alla cultura, vero deposito identitario di un popolo. Rosanna Verter è una grande appassionata di storia patria, solerte custode del passato, ricercatrice di memorie sepolte, dimenticate. Sa di essere erede di una schiera di illustri studiosi che si sono spesi per la ricerca storica. Ma Rosanna è motivata dall’amore per la sua terra e, da donna pratica del sud, sa che non occorre avere titoli particolari per fare promozione culturale quando la si vive, così fa lei, come una missione, come un dovere soprattutto per le generazioni future. A che, altrimenti, spendersi, scrivere, avanzare proposte, organizzare petizioni, se non per consegnare intatta la bellezza dei luoghi a quelli che verranno dopo di noi? Rosanna ha lavorato come vigile urbano nel suo comune di Galatina e dunque è abituata a marciare ogni giorno fra quelle stradine del centro storico che sentono riecheggiare il rumore dei suoi passi. Chissà da quanti anni avrà intessuto un dialogo con quei muri, con quelle pietre. Rosanna si ferma in ascolto e le chiese e i palazzi galatinesi le raccontano storie, aneddoti, date, avvenimenti; lei, cronista diligente, annota tutto sul taccuino e poi rielabora i dati e ne trae degli articoli per le riviste sulle quali scrive. Questi articoli sono piccole perle, godibili non solo dagli specialisti della materia, ma dal pubblico vasto degli amanti di cose salentine, perché scritti in una prosa semplice, diretta, con un taglio divulgativo. L’impegno che ci mette si avverte negli articoli, c’è sempre un sentimento di partecipazione, di condivisione accorata. Così fa quando ci narra la storia di Fortunato Cesari, eroico pilota caduto nei cieli d’Africa nel 1937, Medaglia d’Oro al valore militare, al quale è intitolata una importante piazza galatinese, una lapide nel centro storico e soprattutto l’Aeroporto militare Scuola di Volo basico Iniziale 61° Stormo. Così fa, quando ricorda la storia della Banda Musicale a Galatina, nata nel 1885. Allo stesso modo ricorda Fedele Albanese, giornalista galatinese e garibaldino, fra i protagonisti della breccia di Porta Pia, fondatore a Roma di diverse testate e morto suicida nel 1882 nella redazione del «Monitore», giornale da lui fondato. Rosanna si è occupata del musicista Giuseppe Lillo (1814-1863), compositore e acclamatissimo direttore d’orchestra al Teatro San Carlo di Napoli; di Pasquale Cafaro (1708- 1787), anch’egli valente musicista alla corte di Re Ferdinando delle Due Sicilie; ancora, del Monumento ai Caduti della grande guerra, inaugurato il 2 luglio del 1928 dal Prefetto fascista dell’epoca, Giovanni Maria Formica, dall’On. Achille Starace e dal Podestà Domenico Galluccio. Ma la storia più poetica che ha raccontato è quella della Torre del Caccialupi, più nota come Torre dell’Orologio. Sembra che Rosanna si identifichi con essa, per una duplice motivazione: perché galatinese, e perché di fronte a quella torre ha lavorato per anni, dal momento che il corpo di polizia municipale è allocato nel palazzo del Sedile. Se difficile è stabilire la data certa della sua costruzione, è d’altro canto vero che essa è preesistente al 1848 (l’autrice azzarda come data di costruzione quella del 1789), e all’indomani dell’Unità d’Italia venne dedicata al re Vittorio Emanuele II. La Verter ha parole di particolare riconoscenza verso chi continua a caricare quotidianamente l’orologio e manutenere l’impianto, essendo queste operazioni esclusivamente meccaniche, quindi difficile trovare dei cittadini così volenterosi che siano disposti ad accollarsi la gravosa incombenza. “Lo sbaglio che lo storico ha sinora commesso è stato quello di essersi troppo allontanato dai soggetti, dai cittadini, dalla gente”, dice Marc Ferro, storico delle Annales. “I libri scritti dagli storici sono troppo lontani dai bisogni della società, dalle sue richieste, e diventano così articoli puramente scientifici. Occorre cioè riportare la storia ad una fruizione più ampia”. Cosi fa meritoriamente Rosanna Verter, alla quale, insieme all’amicizia, va la nostra gratitudine.