di Antonio Devicienti
1.
Il senso del viaggio è andare a cercare un luogo o una persona o un qualcosa (spesso ancora indefinito). Corretto è anche affermare che quel luogo, quella persona, quel qualcosa ti hanno cercato e chiamato. Il viaggio è, dunque, un incontro.
Il rettangolo fortificato di Aigues Mortes è silenzio posato sul margine delle saline e anche il vento, il rosa delle acque, la luce mediterranea sono alfabeti del silenzio.
Scrittura e silenzio coincideranno, dunque: nel senso che il silenzio, unico garante della serietà della scrittura, parlerà attraverso di essa e la scrittura – qui, su questa pagina – lascerà affiorare il silenzio degli spazi bianchi, degli a capo, e questo accadrà anche dal cerchio delle “o”, dalla pancia delle “a”, dal vaso aperto in alto delle “u”, dal vaso capovolto e aperto in basso delle “n”, dal doppio vaso saldato e capovolto delle “m”, dagli occhielli oppostamente orientati delle “b” e delle “d”, dal punto che si stacca dal corpo della lettera delle “i”, dal vuoto di due “l” parallele (“ll”) …
Ed essendo scrittura pure il ritmo delle torri e delle mura, degli argini degli stagni, delle onde erbose su quegli argini, dell’andare delle nubi e del variare della luce (ora del giorno, stagione dell’anno) anche quella scrittura sarà voce incomparabile del silenzio (per dirlo con l’espressione bellissima e pregnante di Andrea Emo).