Una recensione dimenticata dell’Incendiario (1910) di Aldo Palazzeschi

di Antonio Lucio Giannone

Lo scritto che qui si pubblica apparve per la prima volta il 13 aprile 1910 sul settimanale leccese “Il Risorgimento” e da allora è stato quasi completamente dimenticato dagli studiosi. Eppure, stando alla Bibliografia della critica che figura nel secondo volume di Tutti i romanzi di Aldo Palazzeschi, a cura e con introduzione di Gino Tellini (Milano, Mondadori “I Meridiani”, 2005), esso dovrebbe essere una delle prime recensioni, se non addirittura la prima, del libro di versi L’Incendiario, col rapporto sulla vittoria futurista di Trieste  (Milano, Edizioni futuriste di “Poesia”, 1910) dello scrittore fiorentino, uscito appena un mese prima.

L’autore, Mimì (Domenico) Frassaniti, nato nel 1886 a Squinzano, in provincia di Lecce, dove morì nel 1912, a ventisette anni non anco­ra compiuti, era venuto in contatto nel 1909 con F.T. Marinetti, probabilmente a Napoli dove studiava, entusiasmandosi alle idee del futurismo nel quale vedeva soprattutto la possibilità di un rinnovamento della letteratura. Il suo nome è rimasto a lungo ignorato fino a quando non ne diedi notizia nell’articolo Futurismo “sommerso”, apparso sul 25-27 (gennaio-marzo 1986) dell’“Immaginazione”. In lavori successivi ne ho ricostruito la breve vicenda letteraria pubblicando anche le lettere inviategli da Marinetti e da altri futuristi. Inoltre gli ho dedicato una specifica voce nell’opera in due tomi Il Dizionario del Futurismo, a cura di E. Godoli, (Firenze, Vallecchi, 2000).

Frassaniti, che diede un’adesione ufficiale al futurismo con uno scrit­to apparso sul “Risorgimento” il 24 novembre 1909, dall’agosto del 1909 all’ottobre del 1910 pubblicò, fra l’altro, sul settimanale leccese, una serie di articoli, nei quali passava in rassegna quasi tutti i volumi usciti, in quel periodo, nelle Edizioni di “Poesia”, poi divenute Edizioni futuriste di “Poesia”, volumi che riceveva regolarmente dal fondatore del movimento, spesso anche con dedica degli autori: da Le ranocchie turchine di Enrico Cavacchioli, a Aero­plani e L’esilio di Paolo Buzzi, da Revolverate e La solita canzo­ne del Melibeo di Gian Pietro Lucini a L’Incendiario di Aldo Pa­lazzeschi, a Mafarka il futurista dello stesso Marinetti.

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