di Adele Errico
“E io Giuseppe stavo camminando, ed ecco non camminavo più. Guardai per aria e vidi che l’aria stava come attonita, guardai la volta del cielo e la vidi immobile e gli uccelli del cielo erano fermi. Guardai a terra e vidi posata lì una scodella e degli operai sdraiati intorno, con le mani nella scodella: e quelli che stavano masticando non masticavano più, e quelli che stavano prendendo del cibo non lo prendevano più, e quelli che stavano portandolo alla bocca non lo portavano più, ma i visi di tutti erano volti in alto (…) e insomma tutte le cose, in un momento, furono distratte dal loro corso”.
Il Vangelo apocrifo di Giacomo, qui citato nell’edizione di Einaudi, racconta della nascita di Gesù. Ricorrendo a un meccanismo narrativo straordinariamente moderno, Giacomo adotta d’improvviso una variazione di voce narrante: da un’onnisciente terza persona alla prima persona di Giuseppe che, allontanatosi dalla mangiatoia per cercare una levatrice, intuisce che qualcosa di singolare sta esercitando effetti straordinari sull’universo: suo figlio è nato e la volta del cielo ha assunto un’innaturale fissità, come in un dipinto nel quale ogni gesto, ogni moto venga cristallizzato in colori d’acquerello. “Fermarono i cieli” è il titolo del canto natalizio scritto e composto da Sant’Alfonso de’ Liguori – autore anche del celebre “Tu scendi dalle stelle” – che si ispira al passo di Giacomo e spia qualcosa che dovrebbe restare segreto, l’intimo sguardo di una Madonna che è semplicemente una madre stanca che tenta di addormentare il figlio cantando una nenia d’amore. Insieme ad altri 11 brani e 4 poesie recitate, “Fermarono i cieli” è contenuto nel nuovo disco di Enza Pagliara e Dario Muci, “La santa allegrezza”.