di Maria Dimauro
È all’insegna di plurime, stratificate “geografie sentimentali e poetiche”‒ parafrasando il titolo del contributo di Y. Gouchan (pp. 535-554) alla miscellanea Metodo e passione. Studi sulla modernità letteraria in onore di Antonio Lucio Giannone, a cura di Giuseppe Bonifacino, Simone Giorgino, Carlo Santoli, (Napoli, La Scuola di Pitagora, 2022). ‒ che prendono l’abbrivio e si svelano, inarcandosi lungo sessantadue contributi, le moltissime testimonianze di amici e colleghi italiani e stranieri in omaggio alla più che quarantennale attività scientifica e all’itinerario umano di Antonio Lucio Giannone. I due corposi tomi, che vanno a costituire questa preziosa miscellanea di studi, caratterizzati da un dinamismo tematico che contempla tuttavia un intimo, costante richiamo, fino all’intertestualità e alla citazione, al fecondo magistero di Giannone, alla sua poliedrica e ininterrotta, fruttuosa e appassionata attività di ricerca nel campo della letteratura contemporanea, sono significativamente inaugurati da un dittico dedicatorio che già ne dispiega, in nuce, direttrici esegetiche e ragioni affettive: Per Lucio,dei curatori Giuseppe Bonifacino, Simone Giorgino e Carlo Santoli, e una Lettera a Lucio di Simona Costa. In entrambi, infatti, è adombrata e insieme chiarita l’intitolazione complessiva di questi studi: dove nella diade di metodo e passione sono esaltati, in fertile embricatura, e come riportato dai curatori, «da un lato, la passione, in quanto modalità intrinsecamente etica di un bisogno estetico e di storia; e dall’altro […] il metodo, in quanto attenzione esaustiva al testo» (pp. XX-XXI).
E non sarà forse un caso che questa definizione s’attagli così compiutamente – come a sigillo di quasi cinque decenni di inesausta attività di ricerca e anche di “riscoperta” e “riattraversamento” di testi ai margini della tradizione acquisita e al di fuori delle maglie a volte troppo strette delle tassonomie canoniche – alla “lunga fedeltà” di Giannone alla lezione di maestri amati e dei quali ha raccolto a piene mani la non comune eredità, di “metodo” e “passione” come dal critico ribadito in una recente intervista.
Credo non si potesse trovare titolo migliore (“Metodo e passione”) per rendere omaggio a un’attività di ricerca e di didattica che, continuando il magistero di Mario Marti e di Donato Valli, motiva una schiera di giovani studiosi a dare voce a una cultura come quella salentina la quale, meridiana e mediterranea, ha e avrà ancora davvero molto da dire (senza provincialismi, né stupidi sciovinismi, né tantomeno ottuso orgoglio fine a sé stesso).