Ripensare la strategia per le aree interne

di Guglielmo Forges Davanzati

La popolazione residente nelle regioni più povere dell’Unione Monetaria Europea – quelle con un Pil pro capite inferiore al 75% della media dell’Unione – si è costantemente ridotta negli ultimi venti anni: in quelle aree, dal 2000 al 2023, per il combinato dell’aumento dei flussi migratori e della denatalità, il numero di residenti si è ridotto di circa 3 milioni, passando dal 28.83% al 26.73% popolazione europea. Il fenomeno è notevolmente accentuato nelle aree interne, definite tali se comprendono comuni che hanno una distanza superiore ai 20 minuti di percorrenza per il raggiungimento dei luoghi nei quali si erogano i servizi essenziali (ferrovie, scuole, ospedali). Appare opportuno sottolineare che le aree interne italiane devono essere tutelate perché principalmente in quei territori viene custodita e riprodotta la storia locale e una parte rilevante del patrimonio paesaggistico, naturale e culturale italiano. In altri termini, le aree interne vanno difese per la preservazione della storia e dell’identità collettiva e, quindi, come opposizione alla gentrificazione e all’overtourism.

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