di Antonio Devicienti
La nascita di Leonida si colloca intorno al 315 a. C. Dopo che Taranto fu conquistata dai Romani (272 a. C.) probabilmente il poeta andò vagando tra varie località della Grecia e dell’Asia; è anche probabile che morì in tarda età senza mai rivedere Taranto.
Poeta essenzialmente epigrammatico, i suoi testi sono giunti a noi grazie all’Antologia Palatina (silloge di epigrammi attribuiti a una cinquantina di poeti greci e compilata a Bisanzio nel X secolo d. C.).
L’epigramma è un breve componimento di carattere dedicatorio, encomiastico e, spesso, funerario (ma non mancano epigrammi erotici), caratterizzato da arguzia ed efficacia espressiva.
L’epigramma di Leonida tarantino si contraddistingue per la maestria con cui vengono impiegate le figure retoriche e di suono e per la scelta tematica: si va, infatti, dall’autobiografismo (il poeta parla di sé come uomo privo di mezzi e costretto a spostarsi di terra in terra) alla rappresentazione di umili persone d’estrazione popolare, alla descrizione paesaggistica.
Ho scelto alcuni testi nei quali il poeta medita sulla brevità e sulla fragilità dell’esistenza umana, altri in cui descrive vite umili o segnate da un destino particolare; in un testo Leonida rende omaggio al poeta Ipponatte, noto per i suoi versi particolarmente pungenti e fortemente satirici, in un altro compie, in forma poetica elegante e raffinata, un atto usuale nel mondo greco antico, ossia quello di dedicare un oggetto (anche umile) a una divinità.