Su “Le storie dello scirocco” di Paolo Vincenti

di Anna Stomeo

Le Storie dello scirocco (Besa, Nardò 2024) si svolgono ad Oppido Tralignano, una denominazione artatamente costruita dall’Autore (si noti l’esplicito assonante riferimento ai ‘tralignamenti’, alle trasgressioni dei suoi abitanti), borgo surreale, offuscato e tormentato dallo scirocco e dai suoi appiccicosi miasmi, un luogo immaginario e realistico e, perciò, virtuale, attraversato da personaggi disincantati e avidi di vita, al limite del grottesco e dell’osceno. Paolo Vincenti ne coglie tutte le sfumature, dalle più intime alle più eclatanti, e ce le racconta con l’abilità dello scrittore e la lucidità del ricercatore e del saggista. Sono questi, infatti, i tre ruoli, a cui va aggiunto anche quello di raffinato poeta, che caratterizzano, nella sua poliedricità, l’attività intellettuale feconda di Paolo Vincenti, per il quale le molteplici inclinazioni non hanno mai costituito un ostacolo operativo alla scrittura, che, egregiamente, spazia dalla ricerca storica alla saggistica, alla narrativa e alla poesia. La scrittura come dimensione essenziale dell’impegno conoscitivo e culturale di un territorio osservato con disincanto ed ironia, ma anche con spirito critico e qualche amarezza.

Come avviene specialmente in questo romanzo (che fa seguito, con uno stile più realistico e meno pulp, al precedente romanzo di Paolo Vincenti, “I segreti di Oppido Tralignano”, Agave Edizioni, 2023) , in cui si intrecciano le storie, vere e immaginate, di personaggi che obbediscono alla logica della commedia, non senza qualche sfumatura eccentrica di burlesque. Personaggi che si muovono in autonomia intorno alla figura del protagonista, Lorenzo, sedicente Scrittore Mascherato e insoddisfatto, che indossa, letteralmente, molte maschere alla continua ricerca di una soluzione ’editoriale’ ai propri fallimenti creativi, trasformando la propria vicenda in una vera e propria denuncia, indiretta, del degrado in cui versa la cultura del libro, sempre più sottomessa alle regole del mercato, che invadono, ormai, anche la sonnacchiosa e sterile provincia.

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