Su Metamorfosi di Antonio Prete

di Giuseppe Tinè

Metamorfosi

Non c’è pensiero o affetto

che si perda nel nulla.

Amori e turbamenti fluttuano nell’aria,

sono nube, pulviscolo di luce.

O vapore lunare.

.

Nello schiudersi del fiore,

o nel formarsi di una stella,

quel che accade ha lo stesso respiro

del tuo desiderio.

Niente muore davvero.

.

Per questo qualche volta una nuvola

ha forma d’animale, o sopra le ali

di una farfalla c’è il disegno di una rosa:

figure di un legame, parvenze fuggitive

di una trama condivisa.

.

O forse questo è solo il sogno

di una metamorfosi.

Un sogno che la parola oppone

al silenzio che la abita,

la materia al vuoto che l’assedia.

 

***

Ad aprire il Convito delle stagioni, è subito una domanda: la domanda sul nulla, sul durare o lo svanire nel nulla di pensieri ed affetti. Prete ipotizza qui, assai più che non affermi, che nessun pensiero, nessun affetto, può perdersi nel nulla. Gli amori e i turbamenti – quanto cioè di (leopardianamente) più caldo e vivo, di più intenso e patito – abbiamo vissuto, continua (o potrebbe), egli dice, a fluttuare nell’aria, come (cioè nella forma) – ed è qui la prima, tutta materiale, “metamorfosi” – nube, pulviscolo di luce; o, anche, vapore lunare. Nube, pulviscolo di luce, vapore lunare: immagini del fluttuare, appunto. 

Infinito è infatti per Prete, ancora una volta leopardianamente, solo il desiderio della vita, il suo respiro: il suo materiale respiro che si tramuterebbe e continuerebbe qui negli elementi – anch’essi naturali e materiali – della nube, del pulviscolo di luce, del vapore lunare: dove il termine “pulviscolo” e “vapore” intendono suggerire, appunto, insieme con quella del loro fluttuare, anche l’idea della loro “fisicità”. Perciò niente muore (o morirebbe) davvero.   

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