Un libro per l’estate. Quei libri non letti in estate che leggeremo nei mesi che verranno

 di Antonio Errico

Ultima domenica di agosto. Chi nei due mesi passati ha potuto leggere lo ha fatto; chi non ha potuto ormai non farà più in tempo. Allora, i suggerimenti che seguono valgono per l’autunno. Per certi pomeriggi sonnolenti. Per certe sere salvate dal diluvio dei programmi in tv. Fare delle scelte di libri, è imbarazzante. Verrebbe in mente quel passo del “Sipario ducale” di Paolo Volponi, quando Gaspare dice: i libri, i libri, “debbo cominciare a scegliere quelli da portar via. Bisogna scartare quelli inutili, e anche quelli penosi, e anche quelli indulgenti”. Perché ci sono anche libri inutili, penosi, indulgenti. Forse si potrebbe cavarsi d’ogni impaccio dicendo semplicemente come dice Agostino: tolle, lege. Prendi e leggi.  

Tanto per esempio, “La morte di Virgilio” di Hermann Broch. Un intrico di boscaglia, un fondale marino, un labirinto di specchi, un sentiero di montagna al limite del precipizio, un fuoco d’artificio sparato all’improvviso nel corso della festa.  E’ una lettura che richiede sacrificio. Ma poi s’incontrano certe pagine, si incontrano certi passi, che ripagano il sacrificio che si fa. Si fa esperienza di un linguaggio, di un lessico, una sintassi, che sono la sintesi suprema  del congiungimento di armonia e disarmonia, liricità e frammentazione, possanza e fragilità, impetuosità e pacatezza, arroganza e umiltà concettuale, linguistica, semantica.

“La morte di Virgilio” si legge una sola volta nella vita, come solo una volta nella vita si legge la “Recherche” di Proust  o l’ “Ulysses” di Joyce.

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