Su “Le storie dello scirocco” di Paolo Vincenti

di Lucia Buttazzo

Il romanzo di Paolo Vincenti, Le storie dello scirocco, è, per esplicita definizione dell’autore, “Commedia in due atti”, come un’interpretazione teatrale, un palcoscenico dove si recita pirandellianamente la vita nella sua apparenza, nel suo assurdo.

Nel primo atto, dal ritmo lento, l’autore si sofferma a descrivere ad analizzare luoghi, personaggi, situazioni. Il secondo atto, al contrario, ha un ritmo sostenuto, quasi per creare una forma di complementarietà e un equilibrio compositivo e narrativo. In esso, infatti, gli spunti dell’atto precedente si trasformano in azioni ed eventi fino all’epilogo finale.

Il romanzo ha come sfondo Oppido Tralignano, una città immaginaria del Sud, o addirittura del Salento. Il nome farebbe pensare ad una città fortificata, dal latino “oppidum” nel senso di vestigia storiche, ma anche in quello simbolico di chiusura. Peraltro il toponimo “Oppido” si ritrova in due città del Sud: Oppido Lucano in provincia di Potenza e Oppido Mamertina nella città metropolitana di Reggio Calabria. Tralignano, dal canto suo, farebbe riferimento al verbo “tralignare”, ovvero “deviare”,” traviarsi”. Paolo la definisce, una “città sbiadita, spiattellata, sbrindellata”. Una città di “morti viventi” quasi pietrificata, come i “mascheroni” del cortile del castello del Barone Gattamelata, uno dei personaggi più significativi, tratteggiato direi con “compiacimento” dall’autore. Del resto Oppido Tralignano è il luogo per dir così eponimo del romanzo di Paolo pubblicato lo scorso anno: I segreti di Oppido Tralignano, che ne ha segnato il ritorno alla narrativa. Veramente pochi i riferimenti che accomunano i due romanzi; alla cittadina di mare si sostituisce una citta dell’entroterra; diversi, anche nella tipologia, i personaggi, come differente è l’impianto narrativo. I soli elementi comuni sono il “Caffè Barbarino”, presente in entrami e il rimando del titolo “I segreti di Oppido Tralignano” a quello di “Oppido nascosta”, libro sulla corruzione e le perversioni della città da cui “lo Scrittore Mascherato” si attende, e forse raggiungerà, il successo letterario. Un trait d’union che individua un riferimento quasi subliminale ad un tema sotteso al nuovo romanzo: l’analisi del mondo dell’editoria e dei libri. Si può forse prevedere che Oppido Tralignano sarà ancora nell’orizzonte narrativo di Paolo?

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