Un libro per l’estate. Le lezioni di Calvino per la letteratura e la vita del terzo millennio

di Antonio Errico

Nel giugno del 1988 veniva pubblicato Lezioni americane. Il sottotitolo era “Sei proposte per il prossimo millennio”. Italo Calvino era morto nel settembre dell’Ottantacinque. Ne aveva scritte cinque: leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità. Se avesse fatto in tempo a scrivere la sesta, avrebbe analizzato il nucleo semantico della “Consistency” e avrebbe assunto a riferimento di base “Bartleby lo scrivano” di Melville.

Il titolo della prima lezione provocò immediatamente qualche equivoco. Si pensò che leggerezza volesse significare inconsistenza, vaporosità, superficialità. Ma l’equivoco apparteneva a chi il libro non lo aveva letto. Perché il significato di leggerezza, Calvino lo esplicita in maniera inequivocabile. La leggerezza si associa con la precisione e la determinazione. Significa un alleggerimento del linguaggio per cui i significati vengono convogliati su un tessuto verbale come senza peso, fino ad assumere la stessa rarefatta consistenza.

Poi la rapidità, che significa – anche – saper incatenare una storia all’altra e nel sapersi interrompere al momento giusto. E’ in questo modo, incatenando le storie e interrompendo il racconto quando è il momento giusto, quando l’altro vuole sapere com’è che la storia continua e va a finire, che Sheherazade riesce a salvarsi la vita.

Nella lezione sull’esattezza, Calvino scriveva che viviamo sotto una pioggia ininterrotta di immagini; i media trasformano il mondo e lo moltiplicano attraverso una fantasmagoria di giochi di specchi. Ma di quelle immagini, di quel mondo, nella memoria non rimane niente. E’ soltanto un artificio, una finzione che non dura.

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