Una lettera di Douwe Yntema

di Francesco D’Andria

Douwe Yntema (Utrecht 3 giugno 1948–Amsterdam 20 marzo 2020) è uno dei protagonisti della “Nuova Archeologia” che poté svilupparsi nel Salento a partire dagli anni settanta del secolo scorso, allineando la ricerca sulla civiltà messapica ai livelli europei.

Nel 1974 fu siglato una Convenzione di collaborazione scientifica tra l’École Française di Roma, diretta da Georges Vallet, la Scuola Normale Superiore di Pisa, rappresentata da Giuseppe Nenci, e l’Università di Lecce, con Attilio Stazio, avente come obiettivo la realizzazione di un programma sistematico di indagine sulla storia e l’archeologia della Puglia meridionale. Al gruppo di lavoro si aggiunse l’Università di Bruxelles, con René Van Compernolle, un famoso storico della colonizzazione ellenica in Italia meridionale e in Sicilia. Nel 1977 invitai Douwe Yntema, della Libera Università di Amsterdam, a partecipare agli scavi di Cavallino; avevo letto alcuni articoli che il giovane archeologo olandese aveva dedicato alle trozzelle, i vasi caratteristici delle produzioni messapiche, tutte però provenienti da collezioni museali; era invece necessario studiare i contesti di scavo dai quali questi preziosi manufatti provenivano. Fu l’inizio di una intensa collaborazione scientifica e, allo stesso tempo, di un’amicizia intensa e sincera; da Cavallino Douwe mi raggiunse ad Otranto dove stavo portando alla luce i resti dell’insediamento iapigio che si era sviluppato intorno all’approdo tra i secoli IX e VI a.C., in un momento cruciale della formazione della civiltà iapigio-messapica.

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