di Simone Giorgino
Tempo di consuntivi per Gerardo Trisolino, che ha recentemente riunito nel volume La poesia è una voce esile in esilio. Antologia delle poesie e della critica (Macabor, 2022, introduzione di Ettore Catalano) le tre raccolte da lui pubblicate fino ad oggi: La cravatta di Stolypin (Lacaita, 1987, uscita nella collana «I testi/Poesia» diretta da Giacinto Spagnoletti), Il giovane clochard (Edizioni del Leone, 1996, introduzione di Pasquale Voza) e Odio Ménière (Manni, 2017, introduzione di Antonio Lucio Giannone). L’antologia propone anche un’ampia rassegna della critica, che comprende le introduzioni alle edizioni originali, le numerose recensioni e persino alcuni stralci di corrispondenza privata che l’autore mette a disposizione di chi vorrà approfondire il suo lavoro.
Trisolino, classe 1952, attivo anche in politica a Francavilla Fontana, nel brindisino, dove ha ricoperto l’incarico di vicesindaco, si inserisce nel solco tracciato dai padri nobili della poesia del Sud, e dunque sull’asse Salvatore Quasimodo-Alfonso Gatto-Rocco Scotellaro, e sembra prediligere, di questa traiettoria, la direttrice tutta salentina che riconosce in Vittorio Bodini e Vittore Fiore (approfondito peraltro in alcuni studi) due pietre miliari. Una sintesi di questa nourriture traspare, per esempio, nei versi di Sud, Europa, dedicati appunto a Fiore ma che riprendono, nel titolo, una nota poesia di Bodini, Troppo rapidamente, in cui si leggeva «Il Sud ci fu padre / e nostra madre l’Europa»: «Conosco le ferite del nostro sud, / le trafitture, le stimmate d’oggi: / nere anime della rassegnazione. // Il desiderio d’essere europei / lievita dentro storiche speranze / per uscire dalla segregazione. // Questo il poeta del sud oggi canti: la dignità d’un popolo tradito / che vuole risorgere dalle macerie» (p. 152).