6 luglio: un ricordo di William Faulkner

di Adele Errico

“Se deve esserci il dolore, esso non sia che pioggia,/e solo dolore squillante per il piacere di soffrire,/se questi boschi verdi sognano di risvegliarsi/nel mio cuore,/se io mi risvegliassi./Ma io dormirò, perché come potrà esistere la morte/finché affonderò come un albero in queste azzurre colline/assopite sopra di me? Anche quando sarò morto,/questa terra che mi lega mi troverà vivente”: questi versi appartengono a un giovane William Faulkner che, prima di scoprire nella prosa il proprio destino di artista, sognava di essere un poeta. È l’ultima poesia della raccolta Un ramo verde e sembra anticipare un dolore che non sarebbe stato solo il suo ma anche quello dei personaggi dei suoi romanzi che diverrà, tuttavia, molto più fitto del cadere della pioggia, dolore antico, lacerante, che travolge e abbatte come le acque del Mississippi. Ma in queste parole non solo il dolore sembra essere lieve, ma anche l’idea di morte rappresentata. Assomiglia  al prospettarsi di un momento di pace, di un agognato ricongiungimento alla natura, di un ritorno alla terra, in un confondersi con la polvere nella quale gli alberi affondano le proprie radici. Nella morte William Faulkner sembra immaginarsi come uno degli abitanti defunti di Spoon River. Ma se i nomi di quei defunti risulteranno sconosciuti al viandante che passeggia tra le tombe del cimitero che sorge sul fiume, il nome dello scrittore che riposa sul lieve pendio tra due enormi querce a Oxford, città del Mississippi, è ancora oggi ricordato da tutti. Quando Faulkner morì era il 6 luglio del 1959, nove anni dopo aver vinto il premio Nobel. Era caduto cavalcando tra i boschi, fratturandosi una clavicola. La morte era avvenuta, però, qualche giorno dopo, a causa di una crisi cardiaca. Aveva sessantuno anni. Le giornate d’estate sono torride in Mississippi. Una bara veniva trasportata per le strade di Oxford fino al cimitero e, tra caldo e insetti, un lungo corteo la seguiva, al quale molti dei suoi concittadini si erano aggregati forse più per affetto dell’uomo che per riconoscimento della grandezza dello scrittore, del quale avevano letto poco. Non avevano intuito, forse, che Faulkner avesse parlato proprio di loro nei suoi romanzi.

Questa voce è stata pubblicata in Anniversari, Necrologi, Commemorazioni e Ricordi, Letteratura e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *