di Gianluca Virgilio
Che Galatina sia stat0 sempre un centro molto attivo di elaborazione ed espressione artistica non è un mistero per nessuno. La prova che lo sia ancor oggi l’abbiamo avuta il 26 maggio scorso, quando, nelle stesse ore serali in cui Raffaele Gemma e cinque artisti di Syncronicart-6 davano luogo ad una serie di performance tra Piazza San Pietro e Via Umberto I, in un’altra parte della città (Via Latina 7 e 43) Luigi Latino apriva il suo atelier al pubblico, mettendo in mostra le sue opere, frutto di un lavoro artistico pluridecennale.
Se facessimo un esperimento mentale e immaginassimo che la nostra città abbia un’anima divisa in tante parti, ognuna delle quali rappresenta una cultura politica, ebbene, Luigi Latino occuperebbe quella parte piccola e residuale, che potremmo definire anarco-libertaria. Dico che è una parte piccola rispetto alle grandi culture politiche del Novecento: penso al cattolicesimo declinato nelle sue varie forme, all’altrettanto variegata cultura socialista e comunista, e penso anche alla persistente cultura fascista; dico che è una parte residuale, perché della cultura anarco-libertaria rimane ben poco, un residuo appunto, che stenta ad esprimersi in forma organizzata politicamente, ma si rifugia nell’arte, espressione politica per eccellenza. Precisamente questo è il percorso di Luigi Latino (classe 1954), che aprendo al pubblico il suo laboratorio-galleria ha festeggiato i settant’anni, di cui almeno quaranta vissuti all’insegna dell’arte.