di Antonio Mele / Melanton
Chi mi conosce bene sa quanto io sia, anche, un ‘sognatore’.
Fa parte della mia natura, e non lo nego. Anzi!… A volte mi viene da dire che sono un uomo con i piedi per terra, ma – fortunatamente – anche un po’ con la testa fra le nuvole. Una specie di istintiva commistione che, credo, contribuisce ad osservare più apertamente il mondo nei suoi molteplici e spesso contraddittori aspetti.
Ma non si vuole parlare di me, con tale premessa. Essa serve, più utilmente, a parlare proprio del ‘sogno’. E ancora più, e meglio, del ‘bisogno del sogno’. Di quella connaturata necessità vitale, che ognuno di noi, per quanto possa essere o ritenersi pragmatico, scettico, realista, disincantato, si porta – anche inconsapevolmente – sempre dentro.
Più sono difficili i tempi (e quelli che viviamo non sembrano proprio facili), più si ha bisogno di un sogno. Di un ideale. Di un valore morale e spirituale solido e sereno. Che aiuti a trovare l’adeguata energia per configurare e costruire meglio il futuro. Nostro e/o anche degli altri.