La basilica padovana del Santo più volte danneggiata dai nubifragi nei secoli

di Rocco Orlando

     Bernardo Gonzati, padre conventuale, nella sua opra “La Basilica di S. Antonio di Padova”, nel capitolo XIII, vol. I, p. 42, precisamente in “Avvenimenti dannosi della Basilica- Folgore- Riparazioni 1382-1384”, ci informa che “un’orribile meteora mise lo spavento nei cittadini. Nembo che fosse od uragano o fulmine o tutto questo insieme, scoppiò sopra gli edifici Antoniani, e con tale furore che la chiesa, il convento, i luoghi adiacenti ne rimasero scossi e orribilmente danneggiati. È pur forza il dire che gravissimo ne fosse il guasto, dappoiché sta scritto che ove non si fossero tosto riparati, ci sarebbe stato pericolo di totale rovesciamento del fabbricato. Ma danaro non c’era presso i custodi o sindaci della Basilica, non nel convento, pochissimi presso i privati cittadini, l’erario pubblico esausto. Si dovette ricorrere alla pietà di tutti i fedeli; si scrisse a Roma implorando il suffragio ed il favore della santa Sede, e papa Bonifacio IX (Pietro Tomacelli nato a Casaranello, presso Casarano, in provincia di Lecce, ma più verosimilmente altre fonti lo fanno nascere a Napoli tra il 1350 e il 1355, e deceduto nel 1404, ndr) il dì 25 aprile dell’anno medesimo invitava le cristiane nazioni a porgere loro mani adiutrici per lo dispendioso ristauro. Non saprei dire se in altri tempi di civiltà progrediente i pontificali eccitamenti avessero conseguito il nobile fine. Certo è che nel 1394 confluirono da tutte le parti del mondo cattolico bastanti elemosine a far quasi dimenticare il disastro”.

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