di Emilio Filieri
La prima parte dantesca presenta subito la figura di Camilla, che Dante introduce (vv. 106-108) nel primo canto dell’Inferno: la vergine guerriera che guidò i Volsci contro i Latini, già protagonista nell’Eneide, è il riferimento femminile significativo per la ‘nazione’ dal divin poeta coltivata nei suoi scritti. Camilla segue nei versi l’immagine del Veltro (Inf., I 100-105), che l’esule delinea con linguaggio oscuro e sibillino, vero crocevia per riferirsi a un potente rinnovatore, in grado di imprimere la necessaria svolta di rigenerazione. Nel secondo capitolo la riflessione critica accompagna Mario Marti sui due Guidi fra l’iniziale sodalitas di Dante con Cavalcanti nell’elitario cenacolo dei nuovi poeti fiorentini, nella scia di Guinizzelli; ma la coscienza critica militante spinge Dante a un grado superiore di svolgimento, anche nei confronti dello stesso Cavalcanti che, in greve “pesanza” sotto i colpi di Amore, con pari energia poetico-speculativa si oppone radicalmente al pensiero dantesco, sino alle scelte civili e politiche. Nel terzo capitolo, fra le intense figure femminili della Commedia, le donne del Purgatorio sembrano costituire una schiera peculiare e tra loro, nello specifico, una si presenta avvolta da significati plurimi: è l’enigmatica Matelda, la donna pura di natura e felice del sublime piacere originario. Traluce la peculiarità della coscienza del peccato e l’ascesa, in liturgia solidale, fino al Paradiso terrestre è condivisa, con la fede nella vittoria sul male.