Inchiostri 117. Torquato Tasso sorpreso dal fortunale per le strade di Ferrara mentre medita sul prosieguo del suo poema

di Antonio Devicienti

L’olifante del temporale infuria sopra la città ed era secoli prima di un oggi indecifrabile e buio. Ma anche allora l’oggi sarà sembrato indecifrabile e buio splendidamente ammantato
di violenza.


Nel progredire e nel proseguire quello che rimane eccede già la mente violata anch’essa dall’oltraggio dei fatti: il precipitato di oscurità e distruzione lacera la fede, pur fervida, l’aspettazione martoriata tra slancio e disperazione.

Prega: già zuppo il tabarro non di terrore ma di pioggia sì e di tutto il peso di quel pensare e sentire e studiare. Ansima: il porticato lo protegge ma tra la città conquistata e la città allagata il tempo è unico sasso denso e nero nel progredire di fatti che la pietà racconta –
ma il fortunale lava senza redimere.

Questa voce è stata pubblicata in Inchiostri di Antonio Devicienti e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *