di Guglielmo Forges Davanzati
Uno dei temi che non potrà essere eluso nella campagna elettorale per le elezioni europee (e anche per le imminenti elezioni politiche) riguarda lo stato di attuazione del PNRR. È utile ricordare che l’Italia è il Paese che ha maggiormente beneficiato delle risorse stanziate nell’ambito del Next Generation Europe. L’argomento è rilevante in considerazione della duplice circostanza del basso tasso di crescita dell’economia italiana e delle attese riposte nel buon esito del Piano. Stando all’Ufficio parlamentare di bilancio, per ottenere una crescita economica pari almeno all’1% (a fronte della previsione governativa dello 0.6% per l’anno in corso), occorrerebbe una spesa di fondi PNRR di circa 42.4 miliardi quest’anno, cioè un valore pari alla spesa complessiva ottenuta al termine del 2023, come è stato messo opportunamente in evidenza dall’Osservatorio Orep, dell’Università di Roma Tor Vergata (https://www.osservatoriorecovery.it/)
Tutte le analisi disponibili – si rinvia soprattutto a Openpolis – concordano nel registrare ritardi di attuazione, anche dopo la revisione del PNRR realizzata dal Governo Meloni (con l’aumento del numero di obiettivi e traguardi), rispetto alla tabella di marcia concordata con la Commissione Europea e rispetto alla scadenza del giugno 2026. L’Ufficio Parlamentare di Bilancio ha evidenziato il dato – noto – per il quale i ritardi di attuazione appaiono significativamente maggiori nel Mezzogiorno. Va detto che i ritardi erano già presenti durante il Governo Draghi.