Un ritratto dinamico e originale di Mustoxidi

di Vincenzo Bianco

Se si scorre, anche speditamente, la bibliografia critica su Andrea Mustoxidi (1785-1860) è agevole cogliere la portata innovativa del volume di Andrea Scardicchio, Mustoxidi in Italia, Edizioni dell’Orso, Alessandria 2022 (ISBN: 978-88-3613-272-0). Finora, infatti, non esisteva un profilo monografico organicamente strutturato del letterato corcirese, capace di ricostruirne la stagione più fertile in termini di studi storico-filologici, di collaborazioni letterarie di vario genere, di imprese traduttive dal greco. Fatiche lentamente culminate nel monumentale volgarizzamento de Le nove muse di Erodoto, che pure non riuscì a rimpiazzare del tutto il precedente settecentesco allestito da Giulio Cesare Becelli. L’indagine di Scardicchio, dunque, si concentra sul lungo e operoso soggiorno in Italia del corcirese, durato quasi un trentennio, dal 1802 al 1829, ma che la biografia mustoxidiana “ufficiale” di Emilio Tipaldo (Venezia 1836), poi aggiornata da Andrea Papadopulo Vreto, liquida in poche e cursorie righe.

Fatta eccezione per questo datato contributo, poco discosto nell’intonazione apologetica ed encomiastica dai plutarchi che fiorirono per quasi tutto l’Ottocento, il nome di Mustoxidi è stato fin qui oggetto di un interesse rapsodico, spesso collaterale a filoni di studio più frequentati, che vertono su figure di rilievo entrate in contatto con lui: Monti, Foscolo, Tommaseo (per citarne solo alcuni).

A dare, inoltre, consistenza a un ritratto vagamente tratteggiato da interventi occasionali o da incroci di testimonianze indirette, ha contribuito in modo decisivo lo spoglio dell’epistolario del letterato, «recuperato in buona parte – scrive Scardicchio –  nel corso delle ricerche condotte presso le biblioteche italiane e presso l’archivio Mustoxidi di Corfù» (p. 7). Compulsato con accuratezza filologica, il vastissimo corpus di autografi epistolari ha restituito un diffuso reticolato di rapporti culturali e un altrettanto vivace tessuto di contatti, spesso tradottisi in amicizie durature. Ne emerge, sullo sfondo, uno spaccato della “repubblica delle lettere” di primo Ottocento, ricco di angolature inedite, che attesta la labile linea di demarcazione fra lo schieramento dei classicisti (ineludibile “luogo naturale” per Mustoxidi) e la volitiva compagine romantica, la cui proposta estetica non lasciò indifferente il corcirese. Anzi, contribuì a dimostrare che quella polemica, per quanto toccasse punte di singolare asprezza, non precludeva ambivalenze e biunivoci contagi. Questa cospicua trasfusione di materiali, nella parabola tracciata dalla sinossi delle precedenti, esili biografie, sottrae il profilo di Mustoxidi a una persistente impressione di staticità, apportando nuove argomentazioni e opzioni interpretative alla complementare «disamina della produzione storico-erudita e degli esercizi filologici» (ibidem).    

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