di Rocco Orlando
Riassunto
L’epatite da virus D (HDV) è una malattia rara, ma altrettanto grave con maggiore evoluzione verso la cirrosi e l’epatocarcinoma (HCC). Ll virus da solo non può moltiplicarsi ed ha bisogno del virus B (HBV). Non c’è il D senza il B. Il virus D funge come acceleratore verso le complicanze. La vaccinazione contro il virus B in Italia ha quasi azzerato l’infezione da HDV. Viene riportata il quadro epidemiologico del HDV, la sintomatologia, la diagnosi, la terapia attuale, la profilassi. Importante è lo screening del paziente positivo HBV per scoprire se in esso è latente anche il virus D. Se positivo va inviato ai centri di cura.
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L’epatite delta (HDV) è la meno conosciuta tra tutte le epatiti virali che colpiscono il fegato, ma è anche la più severa perché progredisce con una velocità dieci volte maggiore delle altre epatiti virali.
Il virus venne scoperto nel 1977 nel fegato e nel siero di un paziente con epatite cronica positiva per l’antigene di superficie HBs Ag dell’epatite B. Il merito è di Mario Rizzetto, professore onorario di Gastroenterologia dell’Università degli studi di Torino. Inizialmente era considerato un epifenomeno dell’epatite B con la quale era associato, ma studi successivi hanno dimostrato che era il componente di un nuovo virus e che dipendeva dalla concomitante infezione da virus B (HBV). Si chiama virus dell’epatite D o virus delta. È un virus a RNA, difettivo che colpisce i portatori di epatite B, causando una doppia infezione con il meccanismo della co-infezione o della sovra-infezione. Dal punto di vista clinico la doppia infezione HBV/HDV rappresenta una delle forme più aggressive tra le epatopatie croniche evolutive, con elevato rischio di rapida progressione dell’insufficienza epatica e di sviluppo di cirrosi ed epatocarcinoma. Nel mondo esistono dai 10 ai 20 milioni di persone coinvolte, e solo il 5% di quelle affette da epatite B ha anche il virus D. In Italia le persone contagiate da HDV assommano a circa 15.000. Meno di un paziente su due affetti da HBV viene testato per il virus delta, lasciando un’ampia quota di sommerso; questo, insieme al fatto che la diagnosi è spesso tardiva, lascia che il virus danneggi il fegato e che tra coloro che non sono protetti dal vaccino contro HBV, si diffondano i contagi che possono avvenire per via parenterale e sessuale.