Breve storia urbanistica di Galatina (parte prima)

Memorie, cronaca e tracce dal secondo dopoguerra ad oggi, tra legislazione, pianificazione e abusivismo

di Rosario Scrimieri

GLI ANNI ‘50: Ricostruzione e sviluppo urbano

Nel 1951 la popolazione a Galatina e frazioni era di quasi 24.000 abitanti. L’affollamento di persone per vano e la bassa superficie pro-capite determinavano valori igienico-sanitari inaccettabili: nella maggior parte dei casi gli indici urbanistici, nelle case “popolari” superavano le cinque persone per vano, con un quoziente di 4-5 mq per abitante. Analoghe condizioni, con qualche variazione ancora più negativa, si manifestavano nelle frazioni di Noha, Collemeto e Santa Barbara.

In queste situazioni di carenza di alloggi dilagava anche la disoccupazione. Bisognava ricostruire un’intera nazione e l’attività edilizia pubblica e popolare si presentava come una grande opportunità sul piano sociale e politico. Nel 1947, su iniziativa dell’on. Amintore Fanfani, si approvò la legge n. 43 del febbraio 1949, che prevedeva provvedimenti per incrementare l’occupazione operaia, conosciuta anche come Legge Fanfani o Piano INA-Casa.

La pianificazione e l’edificazione: i nuovi Rioni

Questa situazione e la necessità di un’immediata disponibilità di nuove case dotate di servizi essenziali come cucina e bagno, portarono i governi delle città, in particolare nel meridione d’Italia, a mettere rapidamente sul mercato delle aree edificabili per sopperire a questa improrogabile richiesta di alloggi, senza preoccuparsi di fare altrettanto per i servizi pubblici di supporto a un vivere civile.

Sorgono così in Italia tanti nuovi quartieri.

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