Anfiteatro romano di Taranto. Ancora e ancora

di Francesco D’Andria

Anfiteatri romani di Puglia.

Ancora una volta una morsa di rabbia, mentre passavo davanti al Mercato Coperto di via Anfiteatro per recarmi all’Archivio di Stato, dove si teneva un Incontro di studio su questo “monumento fantasma” della città, incontro promosso da Istituzioni e gruppi di volenterosi cittadini. Il cortile del brutto edificio, reso ancora più squallido dall’uso improprio come parcheggio, appariva completamente ingombro di auto, tranne che in un angolo dove sono tristemente “esposti” due muri sbrecciati e polverosi del nobilissimo edificio che, sotto l’Impero di Augusto, segnava il paesaggio dell’antica metropoli greca in vista di Mar Grande e del Golfo meraviglioso. Ma non sarebbe più dignitoso per la città ricoprirli e far finta di niente?

Un incontro con tanta gente, all’Archivio di Stato, cittadini che conoscono la storia della loro città; una partecipazione commovente, anche se con la convinzione che nulla si sarebbe mosso, ancora una volta. Assenti i rappresentanti del Comune, in tutt’altre faccende affaccendati. Periodicamente si accende a Taranto l’attenzione sul suo anfiteatro fantasma, come quasi tre anni fa, quando, dopo l’articolo di Arturo Guastella, si aprì un dibattito sulle colonne della Gazzetta, al quale parteciparono, insieme a chi scrive, nomi prestigiosi dell’archeologia italiana ed europea, come il tedesco Dieter Mertens, e poi Emanuele Greco, Pier Giovanni Guzzo, Giuliano Volpe e molti altri, tutti con la speranza che il miraggio di vedere valorizzato l’anfiteatro si trasformasse in realtà. Dal Comune un solo segnale, quello di “aprire un tavolo” sulla questione. E oggi ci ritroviamo al punto di partenza, con ancora maggiore sfiducia. Nulla da allora è stato fatto, come nulla si fece alla fine dell’Ottocento quando, nonostante la presenza in Consiglio Comunale di un archeologo come Luigi Viola, drammaticamente silenziosa, si decise di occupare la vasta piazza dell’Anfiteatro, ai piedi della collina dei Teresiani, con l’ingombro del Mercato Coperto, a coprire (per sempre?) le prestigiose rovine. Due destini diversi: nello stesso periodo a Lecce Cosimo De Giorgi si batteva come un leone affinchè si portasse alla luce l’anfiteatro romano che oggi costituisce attrazione turistica nel percorso della città barocca e riuscì in breve a fare riconoscere la struttura romana come monumento nazionale. E da quella scelta derivarono altri vantaggi, come l’attenzione su Rudiae e, cent’anni dopo, con Adriana Poli Bortone, sindaco umanista di Lecce, lo scavo e la valorizzazione dell’altro anfiteatro, nella città di Ennio, sì che oggi nel capoluogo salentino si possono visitare ben tre edifici teatrali antichi.

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