Inchiostri 105. Char e Giacometti (ma non solo)

di Antonio Devicienti


La fotografia di Marc Trivier è la stessa di copertina dell’edizione mondadoriana di My Beautiful di John Berger

CÉLÉBRER GIACOMETTI

En cette fin d’après-midi d’avril 1964 le vieil aigle despote, le maréchal-ferrant agenouillé, sous le nuage de feu de ses invectives (son travail, c’est-à-dire lui-même, il ne cessa de le fouetter d’offenses), me découvrit, à même le dallage de son atelier, la figure de Caroline, son modèle, le visage peint sur toile de Caroline — après combien de coups de griffes, de blessures, d’hématomes? —, fruit de passion entre tous les objets d’amour, victorieux du faux gigantisme des déchets additionnés de la mort, et aussi des parcelles lumineuses à peine séparées, de nous autres, ses témoins temporels.
Hors de son alvéole de désir et de cruauté. Il se réfléchissait, ce beau visage sans antan qui allait tuer le sommeil, dans le miroir de notre regard, provisoire receveur universel pour tous les yeux futurs.

Ho provato a tradurre:

PER UN OMAGGIO A GIACOMETTI

Su quel finire del pomeriggio dell’aprile 1964 la vecchia aquila despota, il capomaniscalco inginocchiato, sotto la nuvolaglia di fuoco delle sue invettive (mai cessò di prendere a frustate, insultare il proprio lavoro, cioè sé stesso) mi disvelò, nel bel mezzo del pavimento del suo atelier, la figura di Caroline, sua modella, il viso dipinto sulla tela di Caroline – dopo quanti colpi d’artiglio, di ferite, d’ematomi? – frutto di passione tra tutti gli oggetti d’amore, vittorioso sul falso gigantismo dei cascami ammassati della morte ed anche delle particelle luminose appena separate di noialtri, suoi testimoni temporali. Fuori del suo alveolo di desiderio e di crudeltà. E si rifletteva, quel suo bel viso senza ieri che avrebbe prestissimo ucciso il sonno, nello specchio del nostro sguardo, ricettore universale (ma provvisorio) in nome di tutti gli occhi a venire.

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