di Ferdinando Boero
Mi sono scoperto liberista; è giusto che il mercato regoli lo stato delle cose, basandosi sulla legge della domanda e dell’offerta. Se metto in vendita il mio gatto per un milione e non trovo chi mi dà quel milione, devo abbassare il prezzo fino a quando la mia offerta incontra la domanda. Il mercato prevede che il valore delle cose (ma sarebbe meglio dire: il prezzo) si basi sulla volontà di pagare per esse da parte di chi le vuole, almeno in teoria. Quando iniziai a comprare strumenti scientifici trovai eccessivo il prezzo di alcuni, e chi li vendeva mi diceva: eh, cosa vuole… li vogliono tutti, e il prezzo sale. Altri costavano moltissimo (tipo i buoni microscopi) e i venditori mi dicevano: eh, cosa vuole… non li comprano in tanti, e quindi il prezzo è alto. Il prezzo è alto sia che li vogliano tutti sia che li vogliano in pochi. E poi, anche se è vietato, i venditori si mettono d’accordo e tengono alti i prezzi, alla faccia del mercato.
Anche nel mercato del lavoro si vende e si compra, e il “mondo produttivo” si lamenta perché non trova chi accetta i salari che offre. Gli stipendi italiani sono i più bassi dell’area europea e non corrispondono all’entità del nostro PIL: chi guadagna molto non è disposto a pagare il lavoro.