di Gianluca Virgilio
Cerco di capire che cosa abbia scritto Aldo Nove in Il cielo? Non si vede mai (“l’Unità” di giovedì 26 febbraio 2004, p. 24), che cosa abbia raccontato.
Fuori dalla mia finestra vedo gli inquilini del palazzo di fronte al mio che vedono me. A dire la verità non guardo spesso fuori dalla finestra, perché c’è sempre qualcuno che guarda e da mesi non mi affaccio più perché mi sono rovinato la reputazione condominiale il 18 settembre 2003.
Affacciarsi alla finestra vuol dire vedere gli altri ed essere visti dagli altri. Che cosa sarà mai accaduto ad Aldo Nove il giorno 18 settembre 2003? Riassumo: Nove dice di aver rinunciato ad affacciarsi alla finestra di casa sua e di aver scaricato dalla rete un film porno che lo ha indotto a masturbarsi davanti al video, mentre un “capannello” di vicini osservava i suoi “rituali onanistici”. Il voyeurismo di Nove ha dunque dei tratti particolari, poiché si indirizza non verso l’esterno, l’altro, verso ciò che è fuori dalle finestre di casa sua, bensì verso l’interno della propria casa dove il collegamento alla rete è in grado di suscitare i fantasmi necessari alla bisogna. Il voyeurismo di Nove, che si accompagna all’atto solitario per eccellenza, la masturbazione, non richiede la presenza esterna dell’oggetto del desiderio; a Nove basta l’oggetto virtuale, o meglio un sostituto dell’oggetto reale, nel quale si esaurisce tutta la presenza dell’altro. Eppure, se i vicini spiano le pratiche solitarie di Nove, ciò accade perché questo voyeurismo si lascia attraversare dal suo contrario, da un desiderio esibizionistico inconfessato, ma tenace, a tal punto da far dimenticare a Nove di chiudere la tapparella della stanza in cui si è ritirato; ciò consentirà a “un gruppo di vicini” di assistere alla scena della masturbazione dello scrittore “con mestizia mista a un vago gusto d’effrazione”. L’altro, dunque, è il portatore di uno sguardo indesiderato, lo spione, il guardone che approfitta di una dimenticanza dello scrittore per carpirne un segreto.