Notte, campane

di Antonio Prete

La furia improvvisa delle campane  nel sabato lontano di resurrezione e il sole ancora dolce nella strada, le strisce d’ombra sui marciapiedi  e le biciclette che svoltano col freno stridente e un aquilone di carta oleata blu sopra le logge e il pallone che rimbalza sulla saracinesca, da quale aprile viene questo istante a visitarmi nella notte di una città che ha torri e altane e ha piazze  la cui luce è bella e lontana come quella di un paese straniero, e gli uccelli che rigano il cielo sopra le mura sono un disegno di china, e i miei passi che battono le lastre  in pendio sono come una marcia tra presenze rese invisibili ma bisbiglianti la litania del tempo dissipato in fili di nulla, del tempo fatto pulviscolo dell’irreversibile, ma ora tornano con quella loro furia improvvisa le campane del Cristo risorto, ecco anche il  suono della trenula che ruota nell’aria sospinta dalle mani di un ragazzo, e la donna nerovelata che cammina nel sole zoppicando, tornano le voci che mi gridano di prendere il pallone finito nella bottega del falegname, mentre qui nella notte s’avvicina il rombo di una moto che taglia il silenzio poi si perde fuori porta…     

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