di Gianluca Virgilio
Io non amo la letteratura, ma gli atti e gli esercizi della mente”
Paul Valéry, Quaderni I, p. 271.
Premessa
Riunisco qui alcuni Esercizi della mente applicati a scrittori contemporanei: Antonio Moresco, Tiziano Scarpa, Aldo Nove, Alessandro Baricco, Antonio Prete e Gianni Celati, con un intermezzo dedicato a Carlo Emilio Gadda (ne ricordo il trentennale della morte).
In essi mi chiedo che senso abbia, oggi, scrivere un racconto, un romanzo, quale fine si voglia raggiungere. Lo scrittore non può prescindere da questi interrogativi di fondo, non dico nella sua riflessione teorica, che dovrebbe accompagnare sempre la produzione narrativa, ma proprio nell’atto dello scrivere un racconto, un romanzo o altro. Un personaggio, una trama, un dialogo, una figura retorica non sono il frutto di una più o meno facile inventiva, ma l’esito di una risposta meditata a quelle domande. Il grado di questa meditazione è sempre individuabile nelle pagine di uno scrittore, se non altro la sua intenzione. La letteratura conserva un fine se gli scrittori sono in grado di narrare una storia comune, fondatrice di discorsi comuni, nei quali la voce dell’altro sia la nostra voce. Riuscire in questo intento fa la qualità di un testo letterario. Sottrarsi a questo compito, vuol dire perseguire altri fini, non so quanto nobili, ma comunque non letterari.
In questa raccolta il lettore troverà esempi dell’uno e dell’altro modo di fare letteratura oggi.
Galatina, marzo 2006