di Paolo Vincenti
“Un’estate al mare / voglia di remare / fare il bagno al largo / per vedere da lontano gli/ ombrelloni-oni-oni. / Un’estate al mare / stile balneare / con il salvagente / per paura di affogare”.
( Un’estate al mare – Giuni Russo)
D’estate, il caldo afoso come quello che in questi giorni sta infuocando l’Italia, spinge la gente al mare, e sulle spiagge veniamo a contatto più spesso con lo spettacolo d’arte varia che offre una certa umanità colorata e chiassosa. Noi cerchiamo di tenere il naso attaccato al giornale o alla rivista che stiamo leggendo, ma non c’è niente da fare: la curiosità, che forse d’estate al mare si raddoppia, ci porta a guardare la gente che ci circonda, la nostra soglia di attenzione è bassa e crolla miseramente al tambureggiante vocio e agli schiamazzi dei cafoneschi bagnanti. Così alziamo gli occhi ogni due per tre e non riusciamo a non farci attrarre da quel circo barnum che è il caciarone e maleducato popolo balneare.
Che spettacolo risibile, quelle vecchie che si dipingono come fossero delle bambole o ancora ricorrono al bisturi per allungare contro natura la loro giovinezza: gonfiate come canotti, credono di poter gabellare il loro rancidume sotto una maschera di botox. Ma se anche la pelle a buccia d’arancia, le smagliature e le rughe sono state camuffate dagli interventi chirurgici, nulla può la medicina contro l’ imbecillità, che porterà queste vecchie bambine, intervento dopo intervento, finché lo permetteranno le finanze dei loro fallocefali mariti, a diventare dei mostri di protesi; e gli stessi meschini mariti nel frattempo, stanchi e respinti da tanta posticcia impalcatura, avranno cercato la novità e la freschezza di giovani e scalpitanti pollastrelle. Ma il problema è che ormai è un trionfo del botox. Anche le giovani diciottenni usano farsi regalare dai beoti genitori un seno nuovo o un sedere più rassodato o delle labbra più appariscenti, per il loro compleanno. Mi rendo conto di quanto i dettami della bellezza classica siano oggi superati, come del resto la stessa voga estetica che passa sui media dimostra. I gusti cambiano e le tendenze, specie in fatto di bellezza femminile, mutano. Sì, c’è il soggettivo gusto personale: a chi piace bionda, a chi mora, a chi in carne e mediterranea, a chi filiforme e nordica. A chi piace molto coperta, a chi invece semi nuda. Ma in linea di massima il gusto personale si modella su quello collettivo, si conforma alla moda imperante, anche in maniera impercettibile, inconsapevole. In spiaggia se ne vedono di ogni, ma a dominare è il modello sopra descritto, ossia la donna bambolona rifatta e l’uomo super palestrato e del pari ritoccato. Bisturi e narcisismo, insomma, chirurgia estetica ed esibizionismo, vacua mondanità, esaltazione spinta dell’apparenza. Si potrebbe scrivere un trattato di estetica e sociologia, standosene comodamente sdraiati sul lettino. Se non fosse che a un certo punto la ressa si fa insopportabile e l’arrivo dei giovani tangheri e delle smorfiose fatue che hanno scambiato la battigia per una passerella di moda, rendono l’ambiente per me davvero inospitale e sono costretto a lasciare sdraio e ombrellone e guadagnare più acconci e meno assordanti asili.