di Gianluca Virgilio
<< “Curst be he…”. Mi sembrò di udire l’invocazione di Shakespeare, e per la prima volta mi venne il dubbio che l’archeologia fosse di per sé una scienza maledetta.>>
Bruce Chatwin, Le Vie dei Canti.
A furia di sentire parlare dell’antica città messapica rinvenuta alle porte di Lecce, a me e a Ornella è nata la curiosità di recarci sul posto, approfittando di un bel pomeriggio di aprile, qualche giorno fa. Le giornate si sono allungate e dopo il riposo pomeridiano, obbligatorio per chi ha avuto davanti a sé, a scuola, per cinque ore, molti giovani desiderosi di imparare, l’idea di andare alla scoperta di qualcosa che non avevamo mai visto prima ci ha riempito di entusiasmo.
Ma dove si trova esattamente Rudiae? Abbiamo chiesto il responso ad internet, che è sempre prodigo di notizie, e, se ben richiesto, sa essere laconico come l’antica Pizia, ma anche di lei più chiaro e preciso: coordinate 40° 20’ 1.65” N, 18° 8’ 25”E, subito registrate nel TOM TOM. Giacché eravamo connessi, abbiamo ascoltato in You Tube le parole di un professore responsabile degli scavi avviati e non terminati per mancanza di soldi. Il sogno dell’archeologo: che un giorno non molto lontano una navetta possa trasportare leccesi e turisti dall’anfiteatro romano di Lecce a quello di Rudiae una volta che quest’ultimo sia stato interamente portato alla luce. Da Lupiae a Rudiae: archeologia, turismo, e nuovi posti di lavoro, economia che gira…