di Ferdinando Boero
In un libro sull’ecologia e l’evoluzione della religione sostengo che le religioni, tratto fondamentale di tutte le culture umane, hanno favorito, con i riti, lo sviluppo della socialità e il successo delle popolazioni che le praticavano e le praticano. In caso di conflitti, credere alla protezione di una divinità vince la paura, assieme alla convinzione che il passaggio terreno sia l’anticamera di un posto bellissimo, a cui si potrà accedere se si obbedirà ai dettami divini, magari lasciandoci la pelle.
L’illuminismo ha separato le certezze della fede dalla razionalità della scienza, basata sul dubbio. Però, se scienza e tecnologia sono in mano a chi pensa di essere in missione per conto di Dio, e non mi riferisco ai Blues Brothers, sono guai grossi. Chi ora contende all’occidente una supremazia prima indiscussa ha adottato la nostra impostazione culturale, basata sulla scienza. Scienze e tecnologie hanno valore universale, indipendentemente dalla religione di chi le usa: uniscono, anziché dividere, mentre le religioni sono maestre di divisioni tra fedeli e infedeli, a seconda della divinità di riferimento, anche se fedeli e infedeli hanno le stesse armi.
Gli stati che si basano su libri scritti da divinità ora usano la scienza per sviluppare le proprie politiche, con comportamenti che ci portano indietro di secoli, quando le guerre si facevano in nome di un dio. Ma era per finta… le guerre hanno sempre avuto un solo motivo: aumentare le proprie risorse acquisendo quelle di altri.