Tommaso Fiore: l’etica e la storia del popolo di formiche

di Antonio Errico

Nacque ad Altamura, il sette di marzo dell’anno Milleottocentottantaquattro, da padre muratore capomastro e madre filatrice. Studiò al seminario di Conversano, poi all’istituto teologico di Anagni, poi si iscrisse alla facoltà di lettere della Normale di Pisa,  seguì le lezioni di Giovanni Pascoli. Dopo la laurea insegnò italiano nella Regia Scuola Tecnica di Gallipoli. Nel 1916 partì volontario per la Prima Guerra; fu fatto prigioniero a Caporetto. Nella notte del 7 aprile del ’42, fu arrestato insieme ai figli Vittore e Graziano e confinato in provincia di Chieti. Nel luglio del ’43, Graziano venne ucciso durante una manifestazione di studenti che chiedevano la liberazione dei detenuti politici.  Fu professore di latino e greco al classico di Molfetta, provveditore agli studi di Bari, professore di letteratura latina nell’università di questa città. Morì il quattro di giugno del Millenovecentosettantatrè.  Alla fine del poemetto  “Il male è dentro di noi”, il figlio Vittore  lo aveva salutato con queste parole: “Tommaso Fiore guarda in faccia alla morte./ La Puglia oggi è triste./ Arrivederci, arrivederci”.  

C’è un libro di Tommaso Fiore al quale chiunque abiti la Puglia deve un pensiero di riconoscenza: Un popolo di formiche, costituito dalle Lettere pugliesi che scrisse  a Piero Gobetti nel 1925 e a Giuseppe Gangale nel 1926.  Le prime quattro furono mandate a Pietro Gobetti che le pubblicò su “ Rivoluzione Liberale”; dopo la morte di Gobetti, le altre due lettere furono mandate al direttore di “Conscientia”, Giuseppe Gangale.   Un popolo di Formiche è un viaggio lucido e appassionato fatto da chi conosce la Puglia intimamente. 

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