Le elezioni amministrative e la qualità istituzionale nel Mezzogiorno

di Guglielmo Forges Davanzati

Le prossime elezioni amministrative sollecitano una riflessione di carattere generale sulla natura delle competizioni politiche attenendosi alle specificità di Comuni medio-piccoli nel Mezzogiorno. Si consideri innanzitutto che la cosiddetta qualità istituzionale – ovvero l’efficienza della gestione della cosa pubblica, comunque misurata – risulta peggiore al Sud rispetto al Centro-Nord. A parità di risorse disponibili, si certifica empiricamente un loro peggiore uso, sistematico, nel Mezzogiorno. ISTAT rileva una correzione significativa fra età media degli amministratori locali ed efficienza nell’uso delle risorse, verificando che, di norma, gli amministratori con età superiore ai 40 anni governano peggio. Al momento, non disponiamo di una congettura teorica che dia conto di questo risultato e, in quanto segue, proverò a fornirla. L’ipotesi dalla quale parto riguarda il fatto che, per rendere massima la probabilità individuale di elezione, il singolo candidato deve spendere risorse e soprattutto tempo per attività di network: ovvero effettuare investimenti in reti relazionali che garantiscano “pacchetti” significativi di voti. Nel Mezzogiorno, il tasso di disoccupazione è significativamente più alto rispetto al Centro-Nord e, dunque, a parità di altre condizioni, l’attività politica risulta appetibile a un numero maggiore di individui. Non a caso, è nostra esperienza che il numero di partecipanti alle elezioni, al Sud, è più alto che al Nord. Da ciò segue che, al crescere del numero di candidati, aumenta il tempo necessario per ognuno di loro per realizzare l’investimento nel network. Il candidato vincente risulta, per conseguenza, colui/colei che ha speso più tempo per garantirsi il “pacchetto” di voti necessario per ottenere l’incarico. Si tratta, con ogni evidenza, di un cane che si morde la coda. Le peggiori condizioni locali del mercato del lavoro incentivano maggiore partecipazione politica (che dà l’apparenza di maggiore democrazia nelle aree periferiche); la maggiore partecipazione politica impone a ogni singolo candidato investimenti crescenti nel tempo, con l’esito di selezionare non i più preparati e competenti, ma i più anziani. L’elevata età media degli amministratori locali contribuisce a perpetuare i meccanismi dell’arretratezza che sono, al tempo, causa ed effetto dell’elevata disoccupazione nelle aree considerata.

[“La Gazzetta del Mezzogiorno”, 14 ottobre 2023]

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